Il cortisone inibisce il tuo sistema immunitario, lo mette in pausa. Infiammazione? Ghiandole gonfie? Dermatiti? Sfoghi cutanei? Tranquillo, se vuoi risolvere subito il problema (e tutti vogliono risolvere subito) devi solo assumere un farmaco a base di cortisone: due tre giorni di trattamento e il problema sparisce magicamente…
Che bello, questo sì che è un farmaco efficace! Ma… Aspetta un attimo… Che strano: dopo una o due settimane (anche un mese a volte) ecco apparire un nuovo problema, un nuovo sfogo cutaneo, magari in un altro punto del corpo… Beh, nessun problema, basta usare un’altro poco di cortisone e in men che non si dica anche questo problema è risolto: che bello questi farmaci!
Ma.. Passa un altro mese o due e si ripresenta di nuovo il problema, questa volta però sembra essere più forte, più intenso… Ma niente paura, anche questa volta il cortisone ti verrà in aiuto! Sì, anche questa volta funziona però ci sono voluti diversi giorni e, guardandoti allo specchio, ti accorgi di essere più gonfio del normale: stai trattenendo liquidi…
Va beh dai, non ti preoccupare sarà solo un piccolo effetto collaterale l’importante è che questa volta hai risolto il problema per sempre, nei prossimi giorni ti sgonfierai e tutto tornerà come prima! Passano pochi mesi ed ecco che si ripresenta di nuovo il problema questa volta però non si tratta solo di uno sfogo cutaneo ma il medico dice che hai una macchia sul fegato, meglio fare ulteriori indagini..
Ed ecco che cadi in un turbine di esami, controlli alla ricerca di una soluzione rapida al problema… Speriamo di trovarla!
Che sfortuna però, proprio a te doveva capitare tutto ciò, proprio tu che ci tieni alla tua salute e ti curi sempre in modo da risolvere i problemi il più velocemente possibile…
SICURO CHE SI TRATTI DI SFORTUNA? In questo caso sembra proprio di no. Lo sai quale è il peggior effetto del cortisone? Il cortisone inibisce il tuo sistema immunitario, lo mette in pausa. Ecco perché dopo poche applicazioni lo sfogo cutaneo era sparito: Il sistema immunitario aveva smesso di lavorare…
Ma la domanda da porsi è questa: perché c’era uno sfogo cutaneo? Evidentemente era presente qualcosa, all’interno dell’organismo, di indesiderato, tossine che il sistema immunitario faceva di tutto per eliminare, in questo caso attraverso la pelle. Quindi cosa è successo?
Il cortisone ha inibito il sistema immunitario e le tossine che dovevano essere espulse sono rimaste lì dove si trovavano: apparentemente eri guarito, in realtà invece la minaccia più importante era rimasta all’interno del tuo corpo.
MA IL NOSTRO SISTEMA IMMUNITARIO NON SI ARRENDE. Non appena l’effetto inibitore del cortisone viene meno tenta di riorganizzarsi e ricomincia a svolgere il suo compito: difendere l’organismo dagli attacchi esterni. Ritenta dunque di eliminare le tossine che, come abbiamo detto, sono ancora presenti nell’organismo. Puntualmente ai primi sintomi lo hai di nuovo inibito con il cortisone e la storia si ripete: le tossine continuano a non essere espulse.
Rimandare l’espulsione delle tossine rende quest’ultime più forti, concede loro il tempo di infettare più parti dell’organismo, ecco perché ogni volta che si ripresenta, lo sfogo richiede un trattamento con il cortisone per un periodo più lungo di tempo prima di sparire..
Continuando ad annullare sistematicamente il lavoro del sistema immunitario le tossine si accumulano e infettano sempre più l’organismo fino ad arrivare a infettare gli organi ed ecco che da un problema piccolo si passa senza nemmeno accorgersene a un problema molto più grande.
Il risultato finale è un corpo malato, a cui è stata rubata la possibilità di difendersi annullando la reazione del suo sistema immunitario. Non solo, grazie all’azione del cortisone si ottiene anche un corpo ricco di ritenzione idrica un corpo quindi che accumula ulteriori tossine che andranno a provocare ulteriori problemi in futuro quali malattie autoimmuni, Lupus, ovaio policistico, obesità, etc. Un’ultima cosa piuttosto importante: se assumi cortisone (corticosteroridi) stai lontano dai farmaci a base di Ibuprofene (come il moment) rischi ulcerazione ed emorragia gastrica.
MA ALLORA COSA DOVRESTI FARE? Quando si presenta uno sfogo cutaneo stai osservando il tuo sistema immunitario all’opera, il tuo miglior alleato! La cosa peggiore che puoi fare è inibire la sua azione utilizzando cortisone o simili (anche gli antistaminici agiscono in modo simile). La cosa migliore che puoi fare è aiutare il tuo sistema immunitario rinforzandolo.
PER RINFORZARE IL TUO SISTEMA IMMUNITARIO IN GENERALE TRE SONO LE COSE DA FARE: Mangiare sano (scopri cosa significa) Ricondizionare perfettamente il tuo intestino, la sede del sistema immunitario e l’organo principale che ti interfaccia con l’esterno: tutto ciò che mangi passa per l’intestino il quale deve essere in grado di smaltire le tossine, assimilare completamente i nutrienti e l’acqua introdotta. (scopri come fare) Movimento, sono sufficienti 21 minuti al giorni in soglia aerobica per riattivare tutto il tuo metabolismo (cosa è la soglia aerobica)
Il digiuno è uno strumento potentissimovenuto alla ribalta negli ultimi decenni, con svariata letteratura scientifica ma in realtà presente da secoli nelle sacre scritture di qualunque sapere esoterico e quindi sapere religioso.
Uno strumento potentissimo in grado di innescare nel corpo cambiamenti che nessun farmaco è in grado di portare, per questo è estremamente sconsigliato il fai da te e soprattutto per quello prolungato riferirsi sempre ad un medico competente in materia.
In Europa, uno dei primi medici ad osservare e documentare gli effetti del digiuno anche su un'ampia gamma di malattia è stato il tedesco Otto Buchinger a cui hanno fatto seguito tanti ricercatori come il professor Andreas Michalsen che definisce così il digiuno: " Un periodo di tempo limitato in assenza di cibo solido in cui il corpo utilizza esclusivamente le proprie riserve di energia senza provocare danni alla salute"
Esistono varie forme di digiuno dalle più restrittive alle più blande dove comunque l'assunzione di brodi vegetali o succhi di frutta e verdura non dovrebbe eccedere le 500 calorie al giorno, sottolinea sempre Michalsen e la cui scelta deve essere un atto volontario del soggetto il qualedeve evitare cibi solidi e sostanze stimolanti come caffè, energizzanti nicotina...
Spiega Michalsen che l'organismo ha la capacità fisiologica di passare dall'utilizzo di alimenti esterni a quello di riserve interne di nutrienti. le riserve di glicogeno nel fegato (Nell'uomo, il glicogeno funge da riserva energetica glucidica. Esso viene depositato prevalentemente nel fegato e nel muscolo scheletrico, tuttavia è presente anche in altri tessuti, tra cui cuore, reni, e tessuto adiposo) e nei muscoli sono limitate e si esauriscono in linea di massima dopo le 24 ore dopo le quali l'energia viene attinta dalle riserve di grassi. Le proteine vengono rilasciare per rilasciare aminoacidi per la glucogenesi per portare glucosio al cervello.
Il fatto di restringere le calorie apportate dall'esterno a 500 fa si che si attivi una risposta neuroendocrina atta a modulare il sistema cardiovascolare, metabolico e psicologico. Numerosi pazienti affetti anche da patologie croniche, si è scientificamente riscontrato, hanno notevoli benefici dal digiuno terapeutico.
Nel 2002 la Società tedesca per la nutrizione ed il digiuno ha pubblicato le prime linee guida proprio per il digiuno terapeutico (www.karger.com/Article/Abstract/64270) Un digiuno terapeutico con 200-500 calorie per 7-21 giorni è risultato efficace per il trattamento di reumatismi, sindrome del dolore cronico, ipertensione, sindrome metabolica, malattie cronico degenerative ed infiammatorie (dottor Longo e cellule staminali attivate) ed ancora disturbi psicosomatici, depressione, emicrania, sindrome instestino irritabile... Si ha infatti una spiccata riduzione di cortisolo (effetto antinfiammatoiro) dell'insulina, degli ormoni della tiroide con aumento di serotonina e dopamina (sensazione di serenità e soddisfazione).
Una nuova ricerca dell'Intermountain Medical Center Heart Institute, negli USA, ha coinvolto 230 persone le quali sono state sottoposte ad un digiuno di 24 ore durante il quale era concessa solo l'assunzione di acqua. Al termine delle 24ore i test clinici sui partecipanti alla ricerca avevano evidenziato che la condizione di digiuno aveva indotto nell'organismo lariduzione del 14% del colesterolo LDL ovvero cattivo, che era stato utilizzato come fonte energetica al posto del glucosio. Durante il digiuno i soggetti, inoltre, producevano unamaggiore quantità dell'ormone della crescita (Gh), capace di svolgere un'azione di protezione sui muscoli e sul bilancio metabolico.
Secondo un nuovo studio condotto presso il National Institute on Aging di Baltimora, il digiuno per uno o due giorni alla settimana, può contribuire a migliorare la condizione degli individui affetti da morbo diAlzheimer e il Parkinson. I ricercatori hanno scoperto che l'arresto quasi tutti assunzione di cibo per brevi periodi di tempo innesca un meccanismo di protezione all'interno del cervello che funziona anche contro gli effetti dei disturbi neurodegenerativi poichè la restrizione calorica riduce lo stress al quale sono sottoposte le cellule cerebrali, favorendone la crescita e migliorando le connessioni sinaptiche.
Valter Longo, professore Edna M. Jones di Gerontologia e Scienze biologiche presso l'USC Davis School di Gerontologia e direttore del USC Longevity Institute, ha esaminato gli effetti del digiuno sia nei topi e gli esseri umani, osservando che quando questi mammiferi digiunavano, i loro globuli bianchi è diminuita. Il risultato è stato che i loro corpi "riciclati" vecchie cellule immunitarie, innescando così la produzione di nuove cellule immunitarie.
“Fa scattare un salto rigenerativo che induce le cellule staminali a creare nuovissimi globuli bianchi, cosi rigenerando essenzialmente tutto il sistema immunitario.”
I ricercatori della Johns Hopkins University hanno studiato gli effetti del digiuno in concomitanza con la dieta chetogenica (alto contenuto di grassi, basso apporto di carboidrati), dopo la prova iniziale ha dimostrato che il digiuno di acqua ed astinenza di carboidrati ha ridotto la frequenza delle crisi epilettiche per più della metà dei pazienti, divenendo quindi interessante metodo per aiutare pazienti affetti da crisi epilettiche.
Anche se il corpo può sostenere un digiuno sino a 40 giorni (attingendo alle riserve ) un digiuno dopo 1-2 settimane inizia a mettere in pericolo l'organismo.
Cosa accade durante il digiuno?
Tutto il processo metabolico può essere riassunto come segue: Prime 4-8 ore L'organismo utilizzerà il glucosio presente in circolo, successivamente inizierà la glicogenesi ovvero la produzione di glucosio a partire dal glicogeno nel fegato.
Dopo 16 ore Verrà intaccato il glicogeno nei muscoli, quindi l'organismo inizierà ad utilizzare i grassi. Dal loro metabolismo verranno prodotti trigliceridi e glicerolo.
Nel giro di pochi giorni Vi sarà un aumento di corpi chetonici (derivati dal metabolismo dei grassi) che andranno a soddisfare il fabbisogno energetico al posto del glicosio. A questo punto la durata del digiuno viene determinata in base alla massa grassa. La scomparsa della sensazione di fame e lieve euforia provocata dai corpi chetonici nel corpo favoriranno la riuscita del digiuno.
Solo dopo aver esaurito le scorte di grasso inizieranno ad essere intaccati i muscoli con conseguente degradazione delle proteine necessarie per il mantenimento della sintesi di glucosio. Sulla base di questo diviene importante che in particolare il digiuno prolungato venga sempre assistito da medici preparati.
Possiamo distinguere due tipi di digiuno fondamentali, il digiuno prolungato (terapeutico) e quello breve.
Il digiuno terapeutico
Il digiuno terapeutico non è una pratica moderna: già Platone, Socrate e Plutarco lo praticavano perché ritenevano che migliorasse le loro prestazioni psico-fisiche; gli arabi e gli egiziani lo consigliavano come cura per le malattie. Se si vuole ridurre il rischio di patologie, digiunare una volta al mese lo si può considerare come un momento di "disintossicazione", ma è anche indispensabile badare a cosa mangiamo ogni giorno: questa è la condizione base per il mantenimento di un buono stato di salute e per vivere a lungo.
Come accennato il digiuno prolungato va seguito strettamente da medici specializzati. Il fai da te è decisamente vietato, visti gli alti rischi di compromissione dell'intero organismo.
In Italia uno dei massimi esponenti che ha studiato la digiuno terapia è il dottor Massimo Melelli Roia , medico di Perugia formatosi all'Accdemia di Pechino e all'Università di Mosca. Si è avvicinato a questa "terapia" dal 1991 dopo il congresso "digiuno come salvarsi la vita" dove la digiunoterapia è stata associata con esiti molto favorevoli anche a casi oncologici. Da quel momento ha iniziato ad applicarla da pazienti affetti da patologie reumatologiche con esiti positivi sino all'80% (con risultati documentabili). Il dottor Melelli accanto al digiuno affianca anche l'agopuntura che ne esalta i risultati positivi, (in particolare sui pazienti affetti da sclerosi multipla) ed ancora l'idrocolonterapia, l'oligoterapia ...un piano terapeutico personalizzato.
Digiuno e chemioterapia Il professor Walter Longo, dell'Università della California, in una sua ultima ricerca ha concluso che il digiuno breve rallenta la diffusione dei tumori, riduce gli effetti secondari della chemioterapia. Le cellule tumorali a causa del loro alto indice di proliferaizone richiedono molta energia che ottongono dal metabolismo del glucosio. Il digiuno riduce il livello di glucosio insieme a quelli dell'insulina e dell'ormone IGF-1 atto alla proliferazione cellulare. In questa condizione di "carestia" di risorse le cellule sane entrano in uno stato di riposo mentre quelle tumorali entrano in stress. L'astinenza dal cibo indurrebbe addirittura la rigenerazione del sistema immunitario, risvegliando le cellule staminali dormienti e portandole a uno stato di auto rinnovamento. La ricerca è stata condotta dallo stesso scienziato italianoValter Longoe pubblicata su Cell Stem Cell.
"Non potevamo prevedere che il digiuno prolungato avrebbe un effetto così notevole nel promuovere la rigenerazione a base di cellule staminali del sistema ematopoietico," ha affermato Longo, che detiene un appuntamento giunto alla USC Dornsife Collegio di Lettere, Arti e delle Scienze. "Quando si muore di fame, il sistema tenta di risparmiare energia, e una delle cose che può fare per risparmiare energia è quello di riciclare un sacco di cellule immunitarie che non sono necessarie, in particolare quelle che potrebbero essere danneggiate. Quello che abbiamo iniziato a notare in entrambe il nostro lavoro e il lavoro umano degli animali è che il numero di globuli bianchi scende con il digiuno prolungato. Poi, quando si ri-alimenta, le cellule del sangue tornano. Così abbiamo iniziato a pensare, dove provengono? "
Il professor Melelli Roia riconosce anche nel digiuno breve di un giorno una volta alla settimana, la capacità di mantenere in stato di benessere l'organismo. Un esempio può essere dalla domenica dopo cena sino al martedì mattino quando si fa colazione. Diviene importante bere tantissimi liquidi con calorici, come tisane o infusi non zuccherati per una quantità di circa 3 litri. Se si osservano queste regole, prosegue, difficilmente si avvertono fenomeni di malessere. Può presentarsi un lieve mal di testa. Se si vuole protrarre il digiuno a 3 giorni (sotto controllo medico) consiglia l'utilizzo di succhi vegetali, estratti, centrifugati..perchè i primi giorni l'organismo espelle molte tossine che possono produrre emicrania, nausea, rendendo magari difficile la gestione della giornata soprattutto se si va a lavoro, quindi una minima quantità di zuccheri evita una reazione troppo violenta dell'organismo.
Il digiuno di un giorno (comunque breve) mette in riposo l'apparato digerente e permette all'organismo di espellere l'accumulo di tossine. Il lavoro del sistema immunitario si alleggerisce di conseguenza. Il digiuno quindi rivitalizza, rigenera i tessuti, elimina i radicali liberi. Sempre Melelli afferma che andrebbe fatto osservare alle coppie prima di concepire i figli (come prevedono i Veda) in modo da ripulire l'organismo da tossine e predisporlo al meglio per il concepimento. Con l'epigenetica abbiamo infatti visto come si è dimostrato scientificamente quanto l'"ambiente" salute genitoriale determini e moduli il dna del nascituro ( già sempre affermato dall'antico sapere vedico..) Consigli generali per un digiuno di un giorno fai da te
Se viene praticato per 24 ore per una volta al mese non presenta grandi controindicazioni, come indicato l'importante è bere molto. Evitare di protrarlo da soli per oltre i 2-3 giorni.
l giorno prima digiuno Non mangiare di più il giorno prima del giorno di digiuno, poichè produce effetti contrari. Mangiare cibi leggeri, puliti (preferibilmente biologici) come frutta, verdura, noci, burro di noci e chicchi germinati. Se amate mangiare la carne, limitare l'assunzione i giorni precedenti al digiuno, e mangiare cibi leggeri facilmente digeribili verso l'ora di cena, come verdure a foglia verde, verdure, frutta e noci. Bere molta acqua (meglio se distillata o purificata) e non bere qualsiasi bevanda alcolica o contenenti caffeina. L'obiettivo è quello di non mangiare dopo l'ora di cena. - Durante il diguno Durante il digiuno bere moltissimi liquidi (circa 3 litri) non zuccherati, con energizzanti (caffè, thè, energy drink...) e non gassati. Avvicinarsi al digiuno con umiltà, le prime volte iniziare riducendo solo l'apporto calorico, poi alimentare, ingerendo solo entrifugati o spremute e via via arrivare al digiuno con solo liquidi (acqua tisane non eccitanti). Ridurre l'intensa attività fisica, l'ideale sarebbero solo lunghe, lente camminate. - Fine digiuno Porre molta attenzione al reintegro del mangiare, al post digiuno perchè soprattutto se il nostro stile dietetico è disequilibrato, se si mangia male, lo stomaco che si riapre ci farà mangiare ancora di più e di tutto, annullando tutto il lavoro fatto, apportando più danni. - Aspetto psicologico L'aspetto psicologico con cui si affronta diventa fondamentale, secondo il caposcuola dell'igienismo, Herbert Macgolfin Shelton, esistono varie controindicazioni al digiuno, una fra queste la paura. Se c'è paura, tutte le energie vengono utilizzate per alimentarla. Durante il digiuno la persona diviene più sensibile al conflitto, alla preoccupazione quindi diviene importnate la capacità di equilibrarli. Per questo molti medici associano al digiuno pratiche meditative, di respirazione, mindfulness.
Il digiuno è assolutamente da evitare
In presenza di bruciori di stomaco, esofagite da reflusso e gastrite Nei cardiopatici con aritmie Nei diabetici In gravidanza ed allattamento In presenza di malattie metabiliche (solo stretto controllo medico) Cirrosi epatica ed insufficienze renali Persone che hanno subito trapianti Durante terapie con conrticosteroidi Pregressi disturbi dell'alimentazione (come anoressia) Il digiuno come visto è una cura, innesca un'autoguarigioneper questo non va sottovalutata con un fai da te casereccio, mescolando mode o credenze. Per gli occidentali il digiuno, infatti, sebbene non sia una realtà sconosciuta, lo adottano con fini differenti, solo per ottenere un corpo fisico esile, apportando una restrizione alimentare calorica: la persona riduce l'apporto calorico complessivo per controllare il proprio peso, o una restrizione cognitiva: la persona esclude alcuni cibi ritenuti ingrassanti (dolci, pasta, pane, grassi ecc..); spesso la persona con DCA (disturbi del comportamento alimentare) si autoimpone divieti rigidi non giustificati da un punto di vista nutrizionale.
Già Aristotele parlava di correlazione tra il movimento e il contenuto informativo e la vita degli oggetti biologici.
Questa correlazione include la connessione di attività locomotoria con lo stato mentale e fisiologico. Ivan Mikhailovich Sechenov nel suo lavoro “Riflessi cerebrali” pubblicato nel 1863, ha dichiarato che tutte le caratteristiche esterne di attività cerebrale possono manifestarsi come il movimento muscolare.
Questa dichiarazione illustra una correlazione tra il pensiero e il movimento muscolare. Charles Darwin nel suo libro “L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali” pubblicato nel 1872 dichiarò che i riflessi rappresentano emozioni.
Conrad Lorenz, premio Nobel e biologo e fisiologo di spicco del XX secolo, nel suo libro “Aggressione” pubblicato nel 1966, ha dichiarato che la misurazione dell'intensità di riflessione del movimento, (frequenza e ampiezza) fornirebbe la misura dell'intensità dell’aggressione.
Esperimento con Musica 432 Hz suonata da Rino Capitanata
In una sperimentazione fatta dal vivo, la Musica 432 di Rino Capitanata ha modificato lo stato psicofisiologico dei soggetti, aumentando il livello di coerenza delle vibrazioni emesse rispetto allo stato iniziale – prima dell’ascolto a quello di misurazione dopo l’ascolto
In conformità a statistiche fatte in anni di ricerca e sperimentazioni, si può affermare che i risultati ottenuti con la Musica 432 di Rino Capitanata sono nettamente superiori ad altre tecniche usate per riportare in uno stato d’armonia e coerenza (musicoterapia con brani dove la normale intonazione standard è basata su un LA a 440 Hz).
“La musica è un sistema organizzato di vibrazioni. Il suono è una vibrazione e quando si comprendono i principi del suono, possiamo fare molto a livello scientifico”. (Dale Pond, Swiss Association of Free Energy, 1989).
Quando si passa da un suono ad un altro, in musica, si dice che abbiamo compiuto un salto di frequenza. Partendo da questo principio, per analogia, il passaggio da una frequenza non omogenea del campo energetico umano a una più omogenea e armonica, cioè ad una superiore frequenza vibrazionale è stata chiamata in questo materiale di ricerca “salto vibrazionale di frequenza” o Coerenza a “punto zero”.
(Per vedere le immagini ingrandite, cliccaci sopra)
“TRV technology” (Variable Resonance Camera)
Nonostante la diretta correlazione di stati emozionali e funzionali con i parametri di riflessione del movimento controllato, fino a tempi recenti non c'erano parametri quantitativi e informativi del movimento del corpo umano.
Ciò è dovuto principalmente al fatto che la maggior parte dei ricercatori del moto fisiologia (NA Bernstein, Mira y Lopez), hanno studiato macro-mobilità del corpo umano, che rappresentava un sofisticato problema matematico. E' stato dimostrato che l'equilibrio verticale della testa umana è controllata dal sistema vestibolare ed è stata descritta da una funzione riflessa vestibolare. Equilibrio della testa umana controllata dal sistema vestibolare possono essere considerati anche come un caso particolare dell'attività locomotoria (micro-mobilità della testa).
Ci sono vantaggi di sull’analisi della micro-mobilità della testa e di altri tipi di reflessi che controllano la mobilità del corpo umano.
I movimenti della testa umana sono i movimenti più frequentemente ripetuti del corpo umano durante la vita. A due mesi di età un bambino comincia a posare con la testa. La posizione della testa verticale nei bambini più grandi e negli adulti è controllata dal sistema vestibolare. Questo include micromobilità continua (centinaia di micrometri diverse volte al secondo) della testa, arrestata solo quando la testa è inclinata verso un supporto.
Dal punto di vista fisico, le oscillazioni meccaniche della testa sono un processo vibrazionale, i cui parametri forniscono una correlazione quantitativa tra energia e mobilità dell’oggetto. Informazioni integrali sui parametri di mobilità della testa possono essere ottenuti utilizzando la tecnologia di analisi video TRV.
La tecnologia TRV (Telecamera a Risonanza Variabile) fornisce informazioni quantitative sui movimenti periodici di qualsiasi punto dell'oggetto ripreso. Nell'immagine primaria in pseudocolori, ogni punto rappresenta i parametri di mobilità in frequenza dell’oggetto. Come in altre immagini biomediche (ultrasuoni, NMR, IR, X-ray), TRV rappresenta una proprietà fisica specifica. Essa fornisce informazioni simili alle informazioni ottenute utilizzando punto per punto i metodi biomedici: EEG, GSR, ECG. Il modello fisico di analisi testa micro-mobilità basato sulla tecnologia TRV e leggi della termodinamica stato suggeriti come correlazione.
Questo modello introduce un nuovo termine, riflesso emotivo vestibolare o riflesso di energia vestibolare (VER).
Discussioni sui principi di Kinesiologia riscontrano che il coordinamento del movimento dipende dallo stato emotivo e dallo stato fisiologico. Il sistema è utilizzato soprattutto per problemi di sicurezza e antiterrorismo. Le persone in stati anormali (agitate o stressate) presentano una diversa colorazione nell’immagine video e devono essere fermate per ulteriori accertamenti.
Principi simili sono utilizzati in medicina. La diagnosi precoce della maggior parte delle malattie è importante per il successo della terapia. La temperatura corporea è un parametro diagnostico comune. Temperatura del corpo aumenta nella maggior parte delle malattie (spesso, troppo tardi per una terapia efficace).
Il sistema vestibolare umano riceve informazioni da quasi tutte le parti del corpo. Questa informazione viene utilizzata per supportare l’equilibrio del corpo umano, e qualsiasi segnale significante disturba l'equilibrio stesso. Parametri di micro-mobilità della testa umana (frequenza), oltre alla temperatura corporea e HR, sono indicatori essenziali della salute umana.
La termoregolazione è un parametro integrale. Cambiamenti significativi portano conseguentemente a modificare la temperatura del corpo umano. Le funzionalità del cuore sono determinati da molti fattori. E 'abbastanza improbabile che HR e il ritmo cardiaco siano modificati nelle fasi precoci della malattia. In contrasto con HR e il ritmo cardiaco, la reazione del sistema vestibolare è rilevabile nelle fasi precoci della malattia.
Il semplice uso del sistema TRV può considerarsi un “indicatore” dello stato di salute e per diagnosticare disfunzioni vestibolari, malattie mentali, e vari patologie funzionali del sistema nervoso centrale. Possono essere valutati in tempo reale ed in modo oggettivo diversi parametri riguardanti: l’ansia, la tensione muscolare, lo stress, l’aggressività, l’equilibrio mentale, l’autostima, le inibizioni e il livello di sistema nervoso.
Lo stress
Il programma TRV consente di analizzare ragionevolmente lo stress o altri livelli di parametri, che sono importanti per regolare il controllo della salute mentale, comprese le precauzioni, la riabilitazione e la cura per gli stati di depressione. Il livello di stress è calcolato mediante la seguente equazione:
St- calcolato il livello di stress, AL, i - somma ampiezza nella parte sinistra per "i" linea di oggetto, AR, i - somma di ampiezza a destra per "i" linea di oggetto, Amax, il valore massimo tra i-AL , i e AR, i, FL, i - massima frequenza di pixel a sinistra per "i" linea di oggetto, FR, i - massima frequenza di pixel a destra per "i" linea di oggetto, Fmax, i - massimo valore compreso tra FL, io e FR, i, n - numero di linee in oggetto.
L’algoritmo di equazione dello stress comprende diversi filtri, impostazioni e regolazioni configurabili nel sistema software.
Secondo l'equazione suggerita, il livello di stress dipende da micro-movimenti della parte sinistra e destra e la correlazione delle vibrazioni e del livello di stress più alto corrisponde con particolari stati di asimmetria delle vibrazioni.
Algoritmo video analisi
Tecnologia utilizzata per i Rilievi Energetico-Vibrazionali
Il principio alla base dell’Analizzatore d’Immagine è che tutto vibra, in modo visivamente per noi impercettibile, ma strumentalmente misurabile.
L’Analizzatore d’Immagine viene usato per monitorare le vibrazioni emesse, in stati normali o modificati di coscienza, dal cosiddetto Campo Energetico Umano (Human Energetic Field – HEF). Sullo schermo del PC un riquadro mostra l’immagine del soggetto con il suo spettro a falsi colori. Poi si vede il grafico corrispondente allo stato di partenza.
In seguito il software segnala, attraverso la variazione dei colori dell’immagine, un passaggio ad uno stato modificato di coscienza, arrivando certe volte fino alla totale scomparsa dell’immagine stessa o al suo viraggio verso un’unica tonalità di colore. La variazione dall’immagine iniziale multicolore a quella monocolore indica che le vibrazioni sono passate da un ampio spettro di frequenze ad uno spettro ristretto, indicando una situazione di coerenza. In un altro riquadro un grafico mostra che lo spettro, inizialmente ampio, si restringe spostandosi a sinistra, verso le frequenze più basse.
Concludendo, si può dire che lo spettro di frequenza rilevato cambia totalmente quando si entra in uno stato modificato di coscienza.
Tutti i parametri vengono analizzati e memorizzati istante per istante dal software della telecamera. Alla fine della sperimentazione si può disporre dei “report” relativi allo spettro delle vibrazioni, per dimostrare il grado di profondità dello stato meditativo e le fluttuazioni dell'intensità delle vibrazioni emesse.
Nelle immagini si nota una distribuzione orizzontale di righe colorate intorno agli oggetti vibranti (le righe rappresentano le singole frequenze ottenute applicando la FFT). Esse rappresentano, orizzontalmente, la distribuzione spettrale delle vibrazioni in una banda compresa tra 0,1 e 10 Hz secondo una scala in pseudo colori (mostrata sotto) che va dal viola al rosso. Le vibrazioni generate dal corpo umano normalmente variano in continuazione nei vari punti del corpo stesso sia in ampiezza sia in frequenza, anche in modo rapido.
Sullo schermo del PC un ampio riquadro mostra l’immagine della persona e attorno ad essa appaiono righe orizzontali di vari colori e lunghezze che rappresentano il risultato della FFT applicata alle vibrazioni rilevate. La frequenza delle vibrazioni viene visualizzata per mezzo del colore della riga stessa, secondo la scala di colore mostrata nell’immagine successiva. Un altro riquadro, in basso a sinistra sullo schermo del PC, mostra in tre grafici le caratteristiche spettrali.
Gli studi dello stato funzionale del corpo umano sono stati diretti verso il riconoscimento dello stato emotivo. Gli algoritmi di determinazione dello stato emotivo si basano su un apparato di statistica matematica, sui principi di coordinamento del movimento, sulla logica della psicologia comportamentale e su prove comparative.
Analisi spettrale di segnali di telecamera ad alta velocità (analisi di differenza - frame utilizzando fotogrammi adiacenti) dimostrano anche caratteristiche mentali e fisiologiche del paziente. Lo spettro (ampiezza e frequenza) viene misurato utilizzando in tempo reale la Fast Fourier Transform (FFT).
L'ampiezza della componente di bassa frequenza dello spettro di vibrazione per un paziente in normale stato mentale e fisiologico è diverse volte superiore a quella di un paziente in stato di allarme aggressivo o in stato patologico.
Il sistema è stato sviluppato militarmente ed è parte integrante del progetto governativo degli Stati Uniti d’America che si chiama F.A.S.T. (Future Attribute Screening Technology).
Spiegazioni Tecniche per facilitare la lettura delle immagini vibrazionali
Immagini convertite in scala a pseudo colori in relazione alla frequenza in HZ
Nelle immagini si nota una distribuzione orizzontale di righe colorate intorno agli oggetti vibranti (le righe rappresentano le singole frequenze ottenute con una FFT). Esse rappresentano in modo radiale orizzontalmente, la distribuzione spettrale delle vibrazioni in un range compreso tra 0,1 Hz e 10 Hz secondo una scala in pseudo colori (come mostrata sopra) che va dal viola al rosso.
La suddivisione della frequenza vibrazionale in corrispondenza del colore è all’incirca questa:
Viola = 0,1 – 1 Hz
Blu = 1 – 3 Hz
Azzurro = 4 Hz
Verde = 5 – 7 Hz
Giallo = 8 Hz
Arancione = 8,5 – 9 Hz
Rosso = 9 – 10 Hz
Una scala più precisa in relazione alle attività cerebrali dell’uomo è la seguente:
Durante i test la proiezione delle vibrazioni intorno ai corpi è dinamica e subisce variazioni. Le variazioni di intensità (ampiezza) vengono rappresentate con una estensione delle righe in orizzontale verso l’esterno. Le variazioni di frequenza delle vibrazioni attraverso la modificazione dei colori dello spettro seguendo la scala pseudo-colorata di cui sopra.
Nei grafici sottostanti viene rappresentata in verde la curva spettrale nel dominio delle frequenze ed in rosso l’ampiezza. In una finestra associata alla frequenza si mostra anche la derivata dello spettro. Entrambi i grafici scorrono in real-time durante l’esperimento. Sotto un esempio delle curve spettrali visualizzate.
Fase dei Rilievi Vibrazionali con Telecamera TRV
Altri soggetti analizzati prima e dopo l'ascolto della musica
(clicca sopra alle immagini per ingrandirle)
Soggetto n. 3
Campo energetico vibrazionale prima dell’ascolto musicale
Campo energetico vibrazionale dopo l’ascolto musicale alta coerenza, prevalente Theta, presenti frequenze Delta
Florentina Richeldi
Campo energetico vibrazionale prima dell'ascolto musicale
Campo energetico vibrazionale dopo l'ascolto musicale maggiore coerenza prevalente Delta.
Energia di Punto Zero dopo "salto vibrazionale di frequenza"
Analisi Statistiche
I livelli di benessere psicofisico e i precursori di salute dei soggetti sono migliorati (colore rosso) rispetto alla fase iniziale prima dell'ascolto musicale (colore blu).
La media delle vibrazioni energetiche è aumentata innalzando il livello di energia nelle persone e favorendo uno stato di rilassamento e di benessere psicofisico
Perché Mozart, Verdi, Pink Floyd e altri usavano la frequenza di 432Hz?
Il suono a 432Hz nasce da una naturale risonanza con le frequenze alla base del nostro organismo e dell’universo. La musica regolata su 432 Hz si propaga nel corpo e nella natura, donando energia e senso di pace, oltre a dare al suono un carattere più chiaro e caldo.
8 HZ ALLA BASE DELLA VITA
8Hz è il “battito” fondamentale del pianeta, noto come “risonanza fondamentale di cavità Schumann”;
8 Hz è la frequenza su cui opera la molecola del DMT, una sostanza allucinogena prodotta dalla nostra ghiandola pineale;
8 Hz sono la frequenza di replicazione del DNA umano e 8 Hz sono anche il ritmo delle onde Alfa del cervello nella quale i nostri “processori paralleli”, o bi-emisferi cerebrali, sono sincronizzati per lavorare insieme;
Dalle leggi di Keplero si sa che l’arrangiamento planetario del nostro sistema solare segue la scala di sintonia DO a 256 Hz, e questi ultimi sono persino un’ottava all’interno del Frattale Triangolare di Sierpinski.
8 HZ E RISVEGLIO DELLE FACOLTA’ UMANE
Ananda Bosmanafferma che la neocorteccia, per il 90% “non assegnata”, viene risvegliata in questa sincronizzazione, operando in tutti i dentriti delle cellule con il flusso massimo di informazioni per quella scala. Le onde di consapevolezza “ordinarie” variano da 14 a 40 Hz. In questo range operano solamente alcuni dentriti delle cellule del cervello che utilizzano prevalentemente l’emisfero sinistro come centro di attività, dove il flusso di informazioni è miliardi di volte più debole. Un po’ come quando si utilizza un vecchio processore 386 comparato ad un Pentium di ultimissima generazione. In altri termini, a 8 Hz ognuno di noi potrebbe operare esattamente come un super-computer.
La reazione delle molecole dell'acqua influenzate dalla musica con frequenza a 432 Hertz a sinistra,invece sulla destra a 440 Hertz.
Notare nella figura a sinistra, come le molecole dell'acqua formino una figura di "geometria sacra" e siano armoniche,mentre nella figura a destra siano caotiche e distorte.
Due cristalli fotografati da Masaru Emotu: a sinistra quello prodotto dalla musica degli Heavy Metal e a destra da quella di Mozart.
432 HZ: L’ACCORDATURA NATURALE, DA MOZART AI PINK FLOYD
Moltissimi ricercatori e musicisti hanno sperimentato tale beneficio tanto da sostenere con vigore che l’Accordatura Naturale è data solo sincronizzandosi sul LA a 432Hz. Questa frequenza già appartenuta al passato dell’uomo (vedi strumenti antichi greci ed egizi) è stata sostituita dal comune La 440Hz nel 1953 a Londra (dopo il tentativo del ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels, nel 1939, di ottenere lo stesso risultato).
Molti sono i sostenitori della cosidetta accordatura aurea: da Mozart ai Pink Floyd a Mick Jagger, cantante dei Rolling Stones a livello internazionale, mentre in Italia da A. Bosman, Flavia Vallega, Andrea Doriaa Riccardo Tristano Tuis. Fu sostenuta anche da Verdi, e in tempi più recenti da Pavarotti e Placido Domingo.
Giuseppe Verdi in una lettera del 1884, indirizzata alla commissione musicale del governo italiano, che non ebbe successo nel suo tentativo, parlava di una riduzione che anche lui avrebbe visto di buon grado e cioè dal corista “normale” di 435Hz ad un corista di 432Hz, scrivendo al riguardo una frase di notevole importanza: “per esigenze matematiche“.
Maria Renold (1917 – 2003) nella sua interessante opera dal titolo: “Intervals, Scales, Tones and the Concert pich C 128Hz”, in cui con dati di grande fascino e ricchezza scientifica delucida in termini pitagorici tra altre informazioni vitali il 128Hz e il 432Hz conducendo il lettore ai frutti delle sue pluriennali ricerche, indicando l’importanza del LA 432Hz.
In concerti eseguiti con strumenti accordati sul La a 440 hz gli ascoltatori assumevano atteggiamenti polemici, antisociali. Ma gli stessi ascoltatori, invitati a riascoltare lo stesso concerto, stavolta eseguito con strumenti regolati su un La a 432 hz, acquistavano un atteggiamento positivo, se non entusiasta. Non solo, 9 ascoltatori su 10 apprezzavano di più il secondo concerto, pur non sapendo indicare il motivo.
LA MUSICA A 432HZ GUARISCE
Molti medici e studiosi asseriscono che il motivo per cui una parte del corpo si ammala è perché la relativa frequenza si è alterata e, conseguentemente, il corpo vibra in modo disarmonico. L’essere in salute, secondo questi scienziati, è un vibrare all’unisono in modo armonico. Se si conosce la corretta frequenza di risonanza di un organo sano e la si proietta sulla parte malata, l’organo può tornare alla sua frequenza normale e quindi guarire. Se, al contrario, si proietta una frequenza disarmonica su un corpo sano, questo si ammala.
La musica a 432Hzessendo accordata sulle frequenze di armonia dei processi biochimici del nostro corposostiene e attiva il processo di guarigione. Alla cosiddetta frequenza dell’universo, vengono associati numerosi benefici psicofisici.. possiamo definirlo un “potere curativo“. Le onde sonore, infatti, modificano le caratteristiche corporee quali la respirazione, il battito del cuore, la sudorazione, le onde cerebrali e la risposta neuro-endocrina, stimolando l’equilibrio ed il rilassamentodellamente e del corpo.
CIBO ED ENERGIA. IL FILO MERAVIGLIOSO CHE CONNETTE IL SOLE, L’ENERGIA E GLI ALIMENTI
Ognuno di noi entra in relazione con l’energia presente negli alimenti in modo del tutto personale. Il legame profondo di ogni essere vivente, uomo compreso, con il sole, può ispirare la nostra ricerca di un nuovo benessere.
C’è un filo meraviglioso che connette il sole, l’energia e gli alimenti. I fotonidel sole, oscillanti come tutte le forme di energia, entrano nella terra, nelle piante e negli animali per diventare l’energia di ogni organismo vivente.
Da immunologo ho sempre considerato improbabile che l’uomo potesse costruire anticorpi contro il cibo, che impedissero quella relazione di amicizia che può e deve nascere tra gli alimenti sani e ogni essere vivente che se ne nutre. Dal punto di vista evoluzionistico, se qualche arcano problema avesse portato alla produzione di anticorpi “contro” questa energia, cioè contro il cibo, la razza umana si sarebbe estinta in breve tempo. Gli anticorpi verso gli alimenti, che oggi si possono anche misurare con facilità, servono per regolare e modulare il rapporto con il ciboe non certo per opporsi alla sua trasformazione energetica.
Anche solo immaginare che l’energia necessaria per leggere queste righe derivi dal calore solare e dalla sua trasformazione, fatta prima dalla Terra e poi dal proprio organismo, rende più caldo il pensiero e più ricca la lettura; e soprattutto lega in modo profondo ogni essere vivente (uomo compreso), alla relazione globale con il sole.
Ogni pianta, cereale o coltura agricola, come ogni animale sulla Terra, ha bisogno per crescere della relazione col sole e molte tradizioni culturali o filosofiche hanno visto nel cibo la presenza di questa energia definendola nei modi più disparati. La tradizione Yogi riconosce ad esempio la presenza di un’energia chiamata prana in ogni alimento.
Ogni pianta, cereale o coltura agricola, come ogni animale sulla Terra, ha bisogno per crescere della relazione col sole.
La via yogica al benessere: il prana in ogni alimento
Ho letto il mio primo libro sull’Hata Yoga (lo yoga per il benessere e la salute), ancora da adolescente, quando ho trovato nella libreria di casa un testo di Yogi Ramacharaka pubblicato nel 1920, che è stato credo uno dei primi testi tradotti in Italiano su questo tema. Una delle sue indicazioni, che ho ripreso e fatta mia nell’attività professionale degli anni successivi, riguardava l’importanza dell’energia presente in ogni alimento indipendente da quello che una popolazione fosse abituata a mangiare. La fondamentale risorsa della via yogica al benessere è riconoscere il prana presente in ogni alimento, qualunque esso sia, per assorbirlo in modo pieno e ricco quando si mangia quel cibo.
Era già allora un pensiero che andava ben oltre la definizione di una “regola valida per tutti”, discutendo invece come ogniindividuo entrasse in relazione con l’energia presente negli alimenti in modo del tutto personale.
In cerca del legame con gli effetti infiammatori del cibo
È forse anche questo tipo di apertura mentale che mi ha portato negli anni a svolgere insieme al mio gruppo Gek numerose ricerche per capire quanto sia importante la relazione individuale con il cibo, al punto da provocare tutti i fenomeni tipici dell’infiammazione da ciboe indurre effetti di tipo infiammatorio legati al modo in cui l’organismo si nutre e non al cibo stesso.
Una volta che un cibo è prodotto in modo sano, la percezione che la risposta a quell’alimento sia individuale ha aiutato a capire che non è ad esempio il glutine a essere “cattivo” ma la ripetizione eccessiva della sua assunzione e che lo stesso tipo di reazione individuale può verificarsi, abusando di riso per sostituire il glutine, anche per il riso stesso.
Significa che l’energia del sole è la parte importante del cibo e che ogni uomo o donna deve imparare a nutrirsi con varietà di alimenti ben coltivati e ben preparati.Oggi, esclusi i junk foods, si è usciti dalla cultura del cibo buono o cattivo in sé. Se un alimento è coltivato bene, preparato in modo corretto, può aiutare a trasmettere quella energia di cui ogni essere vivente ha bisogno. Ne è testimonianza il fatto che si possa ricreare tolleranza anche quando un cibo inizia a generare infiammazione. Basta usare le stesse regole dello svezzamento grazie alle quali ogni neonato entra in contatto con il nutrimento energetico che la natura gli offre e impara a farlo diventare fonte della propria forza.
Se un alimento è coltivato bene, preparato in modo corretto, può aiutare a trasmettere quella energia di cui ogni essere vivente ha bisogno.
Nutrirsi è una magia
In questo modo si comprende come il fatto di nutrirsi possa ricreare ogni volta una specie di magia che affianca pratica, consapevolezza ed emozione.
E mi piace ricordare che da anni la qualità di quello che si mangia ha documentato effetti importantissimi sulla salute dell’essere umano. Ogni volta che s’inseriscono nella propria alimentazione cibi “sani” (come frutta e verdura, cereali integrali, pane integrale, pesce, latticini freschi, latti o bevande vegetali, semi oleosi non tostati) si ottiene un miglioramento dei rischi statistici di ammalarsi di malattie cardiovascolari, metaboliche e tumorali.
Fin dal 2002, un lavoro pubblicato sull’International Journal of Epidemiology ha dimostrato che chi assumeva quotidianamente tra 9 e 17 alimenti sani,c’era una mortalità (indipendentemente dalla causa) del 42% più bassa rispetto a chi ne assumeva un numero inferiore (Michels KB et al, Int J Epidemiol. 2002 Aug;31(4):847-54).
Una tazza di cereali integrali con semi oleosi e latte di soia, accompagnata da pane integrale con una composta di frutta senza zuccheri aggiunti, preceduta da un frutto, rappresenta già un’ottima partenza per rientrare nella statistica considerata.
Il rapporto con il cibo è un equilibrio in movimento
Il rapporto con il cibo è un equilibrio in movimento, espressione di un rapporto dinamico, ricco di significati che vanno ben oltre le fredde tabelline caloriche o una percezione di tipo meccanicistico. Oggi sappiamo che il valore di un alimento va oltre i valori di calorie, proteine, grassi e altri micronutrienti, e diventa espressione dei messaggi del cibo inviati all’organismo.
Il cibo non è più sola materia e diventa relazione con l’ambiente e con l’individuo. La tradizionale considerazione degli yogi, che riconosce il prana presente negli alimenti, sta oggi trovando conferme scientifiche che consentono una utilizzazione consapevole del cibo per la conquista e il mantenimento del benessere. Nel rispetto della scienza si può oggi parlare di cibo che è anche gioia, storia, segnale e relazione.
Il legame profondo di ogni pianta e di ogni essere vivente, uomo compreso, con il sole, può ispirare la nostra ricerca di un nuovo benessere.
L’evoluzione degli ultimi anni ha anche aiutato a capire che la qualità del cibo va accompagnata dalla sua sostenibilità per ragionare non solo sul piano individuale, ma anche su quello sociale ed etico. Restare vivi in un mondo deserto non è il motivo per cui ci si nutre correttamente.
L’immagine di questa energia presente nel cibo continua a sembrare vicina a una sinfonia di colori, di gusto e di percezioni; un suono che entra in ogni essere vivente in modo dinamico e vivo. Una relazione che aggiunge, all’energia del sole, la ricchezza del cambiamento voluto dall’uomo, che aiuta a trasformare i fotoni del sole in gioia ed emozioni.
“Benedire il cibo, significa caricarlo di energia spirituale, affinché possa rafforzarci e guarirci”.
Grazie al ricercatore giapponese Masaru Emoto, è stato dimostrato che informazioni quali parole, pensieri e immagini possono essere trasmesse coscientemente all’acqua, la quale assorbe i messaggi sottili modificando radicalmente la propria struttura cristallina. Un effetto di questo fenomeno, è la trasmissione di nuove informazioni luminose che esercitano un’azione positiva sul corpo, sullo spirito e sull’anima.
In base a quanto è stato dimostrato, pensieri, sensazioni e immagini provocano dunque delle alterazioni nell’acqua. E i cristalli d’acqua più belli sono quelli prodotti dalla gratitudine e dall’amore. Al mondo non dovrebbe esserci alcunché di più importante dell’esprimere l’amore e la gratitudine che si provano.
Quasi tutti i cibi contengono acqua, la sostanza originaria della vita. Benedicendo e ringraziando il cibo possiamo quindi modificarne la sostanza primigenia, il contenuto di luce e l’energia. Le zuppe sono particolarmente adatte alla benedizione della vita presente in ogni cosa.
“Se la mia anima viene nutrita, io sono sano. Benedicendo il cibo nutriamo l’anima.”
Prendendoci consapevolmente un paio di minuti per benedire il nostro cibo, riusciamo ad assumere un atteggiamento di rispetto e amore. In questo modo manifestiamo la meritata riconoscenza alla natura e alle persone che qui e oggi ci hanno procurato questo cibo. Possiamo provare gratitudine per il fatto di non patire la fame e di attingere dall’abbondanza.
Il cibo può essere benedetto in diversi modi, per esempio, recitando una preghiera prima del pasto, benedicendo coscientemente quello che c’è nel nostro piatto, o esprimendo il nostro ringraziamento con un piccolo rituale da tavola.
Ecco un esempio di rituale di benedizione:
1.Siediti davanti al tuo piatto 2.Osserva il cibo e dedicagli qualche pensiero (da dove proviene, quando è stato raccolto, eventualmente che tipo di lavorazione ha subito ecc.). 3.Crea silenzio dentro di te e dirigi consapevolmente l’attenzione sul cibo che hai di fronte. 4.Strofina tra loro i palmi delle mani in modo che si scaldino e tu possa percepire meglio. 5.Tieni i palmi delle mani al di sopra del cibo. 6.Ora puoi chiedere agli angeli di benedire il tuo pasto. 7.Fa di te stesso uno strumento dell’amore e dell’energia creando il vuoto nella tua mente e lasciando fluire la luce dentro di te. Se all’inizio ti risulta un po’ difficile, dirigi consciamente i pensieri sull’energia sottile – il prana, il Chi – che ci circonda costantemente e da cui ogni nostra cellula è pervasa. 8.Lascia che l’energia fluisca nel cibo attraverso le tue mani. 9.Poco dopo riuscirai a percepire un lieve flusso energetico nei palmi delle mani: si manifesta sotto forma di calore, formicolio, corrente, rotazione, flusso… che diventerà sempre più forte; può anche essere simile ad un alito di vento. Goditi le percezioni di questo flusso energetico, è un’esperienza meravigliosa. L’energia può essere percepita ogni volta in maniera un po’ diversa, a seconda della carica di cui è dotata. 10.Magari riesci anche a percepire uno o più colori, oppure davanti al tuo occhio interiore si forma un’immagine, per esempio, energia spumeggiante, un fuoco che riscalda e avvampa o un simbolo come il fiore della vita ecc… 11.Ti accorgerai di quando il fuoco energetico sta per esaurirsi: la sensazione si attenuerà, le immagini si dissolveranno, le mani si raffreddano… 12.Ringrazia ancora una volta a livello interiore
Noterete che la pratica di questo rituale esercita su di voi un effetto molto positivo, in genere ci si sente più presenti, tranquilli, rilassati e in pace, il che consente di assumere gli alimenti con maggiore coscienza.
Estratto dal libro “Le Minestrine degli Angeli“ di Jeanne Ruland, Judith Schaffert
Qualcosa deve essere andato storto se, nel mezzo della campagna pro-vaccini, finanziata dal ministero della Sanità con 495.500 euro per 24 mesi, si stanno incoraggiando provvedimenti punitivi contro i medici che “osano” sconsigliare le vaccinazioni.
Quando la pubblicità non basta
Lafederazione che riunisce gli ordini dei medici (Fnomceo) ha rivelato l’8 luglio scorso “che sono già stati inoltrati procedimenti disciplinari per i dottori che sconsigliano i vaccini” e minacciato per loro la radiazione dall’Ordine.
Beatrice Lorenzin ha applaudito i metodi forti. Già, il ministro non rappresenta gli “altri” medici – nè quelli in linea con l’Istituto superiore di sanità, che non se la sentono di inoculare gli ultimi vaccini appena immessi sul mercato (per i motivi ben descritti qui) – nè quelli che non considerano tutti i vaccini come appartenenti a un unico calderone ma ne spiegano differenze e finalità. Qui e qui.
Lo spot a spese nostre
Eppure, dicevamo, il ministero ha finanziato una campagna pubblicitaria con denaro pubblico. Cliccate sull’azzurro per leggere l’accordo di collaborazione con la Regione Veneto. È descritto un progetto che risale al 2014 (ma i fondi verranno distribuiti a partire dal gennaio 2017). L’intento è quello di “monitorare la fiducia del pubblico nei programmi vaccinali” e di cogliere “le necessità informative sviluppando un sistema di decisione assistita per le vaccinazioni”.
In sostanza, la cifra servirà a finanziare il sito vaccinarsi.org, perché “un ruolo determinante nella sfiducia crescente nelle vaccinazioni è giocato dai mass media e dal web (…)” e “la rete va assolutamente presidiata” (pag 8). Grazie al denaro si potrà posizionare il sito in alto fra i motori di ricerca in modo che diventi più visibile. A pag 10 è illustrata “l’importanza di preparare dati fruibili da tutti gli operatori che possano essere disponibili in caso di emergenza mediatica”.
I luoghi comuni
Ma tutta questa sbandierata informazione sui vaccini di fatto non c’è. Ascoltiamo sempre frasi fatte, spot appunto: “i vaccini sono sicurissimi”; “i vaccini hanno salvato l’umanità”; “chi non si vaccina mette a rischio l’immunità del gregge”, “chi divulga pericolosi dubbi sui vaccini non può far parte della Sanità Pubblica”, “i magistrati non devono occuparsi di salute” e via così.
Poi, però, quando si cerca di entrare nel merito, di capire qualcosa sugli studi di efficacia dei vaccini (svolti – magari !- da enti indipendenti); su come vengono raccolti e considerati gli effetti collaterali; sul perchè non esistano in commercio vaccini singoli; sul perchè ad ogni nuova stagione il sistema sanitario ne debba acquistare di nuovi (lasciatecene pagare almeno uno); su quali sono le epidemie pericolose da cui ci dobbiamo guardare; sulle analisi degli eccipienti; sulle strategie vaccinali; sui conflitti di interesse dell’agenzia del farmaco europea Ema che dovrebbe tutelarci… ecco che le famose spiegazioni si dileguano come tanti cubetti di ghiaccio sotto il sole di Taormina.
Dagli spot al vapore acqueo, sempre e solo fumo.
I vaccini sono approvati senza studi
Proviamo a sfatare alcuni luoghi comuni ascoltando l’infettivologo Fabio Franchi.
La Fnomceo ha dichiarato che i vaccini sono sicuri perchè sottoposti a studi randomizzati in doppio cieco, è vero?
“I vaccini, in Europa e negli Usa, non sono considerati farmaci ma misure di prevenzione nonostante in Italia se ne occupi Aifa, l’agenzia per il farmaco. Così, mentre per gli altri medicinali è prevista una lunga procedura di studio prima dell’approvazione in commercio, per le misure di prevenzione (i vaccini, appunto) questa non occorre. Una cosa non richiesta, non si fa. Sui vaccini gli studi controllati randomizzati in doppio cieco con placebo non ci sono“. (Per lo studio randomizzato in doppio cieco si divide la popolazione in due gruppi, in maniera casuale: a una parte si somministra il vaccino all’altra un placebo. E li si segue entrambi nel tempo per osservare l’efficacia del vaccino e prendere nota degli eventuali eventi avversi).
Ma Fnomceo ha dichiarato che ci sono. Cliccate qui il documento originale.
“Ha preso un abbaglio. Mancano gli studi randomizzati in doppio cieco per i singoli vaccini e mancano per le combinazioni di vaccini (trivalente, esavalente). Lo hanno sempre evidenziato le review più importanti sui vaccini (ad esempio la Cochrane Collaboration, spesso citata da ricercatori e medici di tutto il mondo). In più ora l’Agenzia europea per il farmaco (Ema) impedisce ai ricercatori indipendenti la verifica dei dati suggellati da se stessa (come denunciato dalla Cochrane): quello che Ema produce va accolto a scatola chiusa. Come mai per la Fnomceo la trasparenza non è da considerarsi un requisito essenziale? E dire che la Fnomceo invoca in continuazione il rispetto della metodologia scientifica…”
Quando si prova a fare domande su questi aspetti cruciali, non si riceve risposta.
“Se Fnomceo e istituzioni fossero così sicuri della saldezza delle loro ragioni, non si opporrebbero a un confronto ragionato con eventuali critici. Invece preferiscono evitarlo con l’esilarante motivazione che “sarebbe una falsa par condicio”. Affermano a priori che è ingiusta la pretesa di “un democratico confronto” tra scienza (esclusivamente la loro) e le “tesi truffaldine”, quelle di chiunque non dia loro ragione”.
Questa condotta rispecchia il codice deontologico dei medici?
“Assolutamente no. Ci impegniamo a sostenere con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto e su un’informazione comprensibile e completa; a mettere le nostre conoscenze a disposizione del progresso della medicina”.
Quale articolo parla della libertà del medico?
“Gli articoli 4 e 20. La professione del medico è fondata sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità. Il medico non si piega a interessi, imposizioni o condizionamenti”.
Un medico può rifiutarsi di consigliare tutti i vaccini a chiunquecome vorrebbe la Fnomceo?
“L’articolo 22 recita: il medico può rifiutare la propria opera professionale quando vengano richieste prestazioni in contrasto con la propria coscienza o con i propri convincimenti tecnico-scientifici, a meno che il rifiuto non sia di grave e immediato danno per la salute della persona, fornendo comunque ogni utile informazione e chiarimento per consentire la fruizione della prestazione”.
Il dottor Sergio Stagnaro è il fondatore della Semeiotica Biofisica Quantistica (SBQ), estensione della semeiotica medica classica, una disciplina che studia e interpreta i segni del corpo umano al fine di diagnosticarne eventuali patologie, rivalutando l'antico metodo della Percussione Ascoltata, col semplice uso del fonendoscopio. Diagnosi clinica e pre-clinica, monitoraggio terapeutico, prevenzione primaria e pre-primaria sono alcuni dei risultati del metodo SBQ.
Un approccio trans-disciplinare L'evocazione dei riflessi e l'interpretazione diagnostica dei segni (Semeiotica) è effettuata mediante un approccio transdisciplinare che include lo studio dei comportamenti dinamici non-lineari e delle relazioni tra sistemi biologici del nostro organismo, secondo le leggi della fisica (Biofisica), la matematica dei sistemi con dinamiche complesse (caos deterministico), la teoria dell'informazione, la cibernetica, la chimica, la genetica, la microangiologia clinica, la Teoria dell’Angiobiopatia (stretta relazione tra la struttura-funzione del parenchima e dei relativi microvasi), i fenomeni di non-località ed entanglement quantistico (Quantistica) osservati in parallelo ai locali eventi biologici nello spazio-tempo. Il metodo SBQ viene usato sia per la diagnosi clinica e pre-clinica che per il conseguente monitoraggio terapeutico, funzione fondamentale per corroborare la bontà di ogni approccio terapeutico, specie quando la patologia non è ancora insorta.
Prevenzione primaria e terapia In seguito alla visita clinica SBQ al letto del malato, il medico è in grado di diagnosticare la predisposizione del paziente alle più gravi patologie degenerative di natura mitocondriale, per esempio, il cancro solido e liquido, l’osteoporosi, l’arteriosclerosi, il diabete mellito tipo 2, le cardiopatie, le patologie neurodegenerative come l'Alzheimer, il Parkinson, la SLA, ecc. Il soggetto che si sentisse diagnosticare una predisposizione (Costituzione SBQ) potrebbe però preoccuparsi e porsi una serie di interrogativi sull’approfondimento diagnostico e la prevenzione da adottare, domande le cui risposte si possono ricercare sempre con l’aiuto della SBQ. Infatti, una volta diagnosticato ad esempio un Reale Rischio Congenito di infarto miocardico a un soggetto clinicamente sano occorrerebbe suggerirgli di intraprendere un percorso di prevenzione primaria in modo tale da minimizzare o scongiurare tale pericolo. I trattamenti di prevenzione terapeutica sperimentati fino al 2011 riuscivano per lo più a ridurre ai minimi termini, restando nell’esempio, il Reale Rischio di infarto miocardico, suggerendo la cosiddetta 'green therapy', che è la combinazione di quelle sostanze e stili di vita atti a migliorare la respirazione mitocondriale, incrementare l'ossigenazione tessutale e proteggere i tessuti, come la dieta mediterranea modificata etimologicamente intesa, l’esercizio fisico, la melatonina, gli istangioprotettori, ecc. Se il tempo di latenza del riflesso cardio-gastrico aspecifico, parametro correlato all'acidosi tessutale, avesse nella visita iniziale SBQ un valore di poco inferiore a 8 secondi, segno di un Reale Rischio Congenito di cardiopatia ischemica in forte evoluzione, qualsiasi combinazione di trattamenti di istangioprotezione, capaci di migliorare l’attività della catena respiratoria mitocondriale, favorirebbe un incremento del tempo di latenza di questo riflesso fino a un picco massimo di 12 secondi, indice di miglioramento dell'ossigenazione istangica e di maggiore produzione di ATP: il Reale Rischio è reso residuo, ma pur sempre esistente. Mai si osservò fino al 2011 un tempo di latenza superiore ai 12 secondi, o in generale superiore a 1.5 volte il valore basale fisiologico del parenchima osservato.
La blue therapy Grazie al monitoraggio terapeutico favorito dal metodo SBQ, nel 2011 il dottor Stagnaro scoprì il primo trattamento di tipo 'blue therapy', una classe di terapie preventive in grado di retroagire direttamente e prontamente a livello genetico sui sistemi biologici in modo tale da eliminare completamente le alterazioni genetiche del DNA mitocondriale (possibilità già congetturata teoricamente nel 2004), che sono le cause prime delle Costituzioni SBQ e dei relativi Reali Rischi Congeniti. La ‘blue therapy’ consente un vero e proprio salto quantico – ecco una delle ragioni per cui viene chiamata anche terapia quantistica – dato che con essa il livello dell'ossigenazione tessutale perlomeno raddoppia rispetto a quello basale. Il valore basale del tempo di latenza del riflesso cardio-gastrico aspecifico è di 8 secondi: in seguito a una ‘blue therapy’ esso può raddoppiarsi, triplicarsi od addirittura sestuplicarsi, in rapporto alle varie componenti terapeutiche usate. Solo con una terapia quantistica in grado di operare un salto quantico (multipli interi del valore basale) si può assistere a un lavoro di ristrutturazione e normalizzazione genetica, monitorabile nel tempo con il metodo SBQ, tale da guarire completamente Costituzioni e relativi Reali Rischi Congeniti di patologia. La prima ‘blue therapy’, scoperta nel 2011, è quella legata alla tecnologia Ak-Tom, in grado di favorire un salto quantico di ordine 2, ossia di raddoppiare ad esempio il tempo di latenza del riflesso cardio-gastrico aspecifico (da 8 a 16 secondi). Nello stesso anno si è aggiunta la terapia mitocondriale dell’acqua termale sulfurea (in particolare quella delle sorgenti di Porretta Terme) che può produrre un salto quantico di ordine 3 (da 8 a 24 secondi), potenzialità analoga alla terapia quantistica con il bicarbonato di sodio associato a poche gocce di succo di limone, ovvero acqua energizzata con le rispettive radiazioni, sfruttandone le mere proprietà fisiche. L’ultima scoperta risale all’estate 2014: usufruendo della tecnologia Ak-Tom card, in grado di immagazzinare le radiazioni di sostanze naturali, omeopatiche o fitoterapiche, si è visto che l’informazione proveniente dal succo di noni (morinda citrifolia) è in grado di generare uno stupefacente salto quantico di ordine 6 (da 8 a 48 secondi). Le ragioni del successo della ‘blue therapy’ vanno ricercate nei legami esistenti tra i principi attivi di ciascun trattamento e le alterazioni del DNA mitocondriale. La diagnosi SBQ è in grado di gettare dei ponti tra la valutazione clinica e le indicazioni provenienti da genetica e biologia molecolare. In particolare, non solo questa terapia quantistica agisce positivamente sulla catena respiratoria mitocondriale stimolandola, ma agisce oltremodo bene sui cluster ferro/zolfo, fatto dimostrato sia dalla valutazione SBQ dei glicocalici che dalla biologia molecolare (si veda ad esempio la relazione cluster ferro/zolfo e telomeri grazie alla proteina RTEL1).
Presente e futuro della SBQ Sempre più medici (già oltre 50) in tutta Italia e all’estero stanno imparando e praticando con il metodo della Percussione Ascoltata secondo l’insegnamento di Stagnaro, partecipando ai periodici corsi di formazione e aggiornamento promossi dalla SISBQ, l’ente che promuove l’opera dello scienziato ligure e cerca di sensibilizzare gli addetti ai lavori alla sua verifica e sperimentazione su larga scala. La saggezza racchiusa nel sapienziale “curati ancor prima di ammalarti” da semplice auspicio, grazie alle scoperte del pioniere di Riva Trigoso, è già una meravigliosa realtà per chi vuol cogliere o proteggere il bel fiore della salute non solo spirituale ma anche fisica.
Fonti [1] Sito ufficiale SISBQ e pubblicazioni in esso contenute.http://www.sisbq.org [2] Stagnaro S, Caramel S. Quantum Therapy: A New Way in Osteoporosis Primary Prevention and Treatment. Journal of Pharmacy and Nutrition Sciences, February 2012. [3] Stagnaro S, Caramel S. The Role of Mediterranean Diet, CoQ10 and Conjugated-Melatonin in Osteoporosis Primary Prevention and Therapy. Current Nutrition & Food Bentham Science Volume 8, Number 1, February 2012. Pp.55-62. [4] Stagnaro S, Caramel S. The Inherited Real Risk of Coronary Artery Disease, Nature PG., EJCN, European Journal Clinical Nutrition, Nature PG, 2013 Apr 24. doi: 10.1038/ejcn.2013.37. [Pub-Med indexed for Medline] [5] Stagnaro S, Caramel S. The Role of Modified Mediterranean Diet and Quantum Therapy in Type 2 Diabetes Mellitus Primary Prevention., Journal of Pharmacy and Nutrition Sciences. 3, 2013. http://www.lifescienceglobal.com/home/cart?view=product&id=3762013550. [6] Stagnaro S, Caramel S. The Role of Modified Mediterranean Diet and Quantum Therapy in Oncological Primary Prevention. Bentham PG.,Current Nutrition & Food Science. 9:1, 2013.http://eurekaselect.com/106105/article [7] Pyatakovich FA, Caramel S, Stagnaro S, Yakunchenko TI, Makkonen KF, Moryleva ON. Background Millimeter Radiation Influence in Cardiology on patients with metabolic and pre-metabolic syndrome. Journal of Infrared and Millimeter Waves Shangai, China, Vol.1, February 2014. [8] Marchionni M, Stagnaro S, Caramel S. The role of ‘Modified Mediterranean Diet’ and quantum therapy in Alzheimer’s disease primary prevention. JNHA, Springer, Vol. 18, 1, 2014. [Pub-Med indexed for Medline]
La responsabilità penale del medico oncologo, alla luce della recente polemica sulle teorie Hameriane
La responsabilità penale del medico oncologo, alla luce della recente polemica sulle teorie Hameriane
Premessa.
E’ di questi giorni la notizia, riportata su Tg e giornali, che un medico sarebbe stato accusato di omicidio colposo per aver seguito le cosiddette teorie Hameriane, nella cura di un paziente oncologico.
La notizia è priva di senso, come l’accusa mossa al medico. Vediamo il perché, precisando che il mio discorso sarà prima di tutto giuridico, rimandando ad altre fonti per gli approfondimenti medici, che non sono di mia competenza.
Al termine del nostro articolo vedremo come non sia possibile ipotizzare un’accusa di omicidio per chi segue le teorie hameriane, mentre in alcuni casi sarebbe possibile ascrivere a medici tradizionali il reato di omicidio colposo.
Hamer
Le teorie Hameriane non sono in realtà teorie, ma sono “risultati” dello studio scientifico condotto da questo medico nell’ambito dell’oncologia. Hamer è giunto a concludere che ogni patologia oncologica è associata ad un trauma specifico, cui si può risalire in modo scientifico. Corollario di questo primo punto, è che una volta capito il trauma, il paziente può guarire da solo, senza necessità di particolari cure.
Le teorie Hameriane, è bene precisarlo, non sono teorie che indicano una cura, ma servono solo a fare una diagnosi della cause.
Una volta avuta la diagnosi, insomma, il paziente è libero di curarsi come vuole. Anzi, talvolta, proprio in abse alla psicologia del paziente, si sonsiglia di praticare terapie alternative, a seconda dei casi.
Sono stato testimone di questo due anni fa, quando una persona a me cara si ammalò di tumore al seno; la accompagnai da ben due medici Hameriani, ed entrambi, dopo averle fatto la stessa diagnosi (un problema nel rapporto con la madre, che lei riconobbe come vero) le sconsigliarono di cessare le cure convenzionali che stava facendo (cure che la porteranno alla morte nel giro di 10 mesi).
Ipotizzare un’accusa di omicidio colposo nel caso di un medico che segua le teorie hameriane è quindi privo di senso logico – giuridico, perché la persona non muore per la “terapia” (che lo ripeto, è una diagnosi), ma muore di tumore.
Si obietterà che nel caso in cui il medico sconsigli, come in effetti può avvenire, di seguire le vie terapeutiche ufficiali, il fatto assume la veste del reato omissivo (non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo). In altre parole, il medico non viene accusato perché “ha ucciso” il paziente, ma perché “non ha impedito che il paziente morisse”.
Ora, per poter accusare un medico Hameriano di omicidio colposo, ammesso che ostui abbia sconsigliato la paziente dal curarsi in modo convenzionale, occorrerebbe ipotizzare (e dimostrare in modo inequivocabile) che la paziente sarebbe guarita grazie alle cure convenzionali prescritte (di norma: chemioterapia e radioterapia). Tale prova è praticamente impossibile, come stiamo per vedere.
Le statistiche dell’oncologia ufficiale.
Le statistiche ufficiali parlano di “guarigioni” dai tumori che si attestano attorno al 5 per cento. In altre parole, solo il 5 per cento guarisce.
Occorre coniderare però che un paziente è considerato guarito se non muore entro 5 anni dalla scoperta del tumore; le statistiche formulate su pazienti a dieci anni dalla scoperta, invece, parlano di circa il 2,5 per cento di guarigioni.
In altre parole, il tumore è una malattia mortale, quindi per poter accusare un medico che pratica terapie alternative di omicidio, bisognerebbe dimostrare che la terapia convenzionale prescritta lo avrebbe davvero guarito.
A questo primo aspetto da considerare occorre aggiungerne un altro. Ammesso e non concesso che una terapia convenzionale allungherebbe in modo significativo la vita del paziente, bisognerebbe considerare anche la qualità della vita di costui, comparando le due strade; infatti, è innegabile che chemioterapia e radioterapia abbiano una serie di effetti collaterali sulla qualità di vita del paziente, tali da rendere legittima la domanda: la persona sarebbe vissuta meglio o peggio senza le cure?
La domanda me la sono posta anche io, stando accanto a Mariapaola nei dieci mesi della sua malattia. Si è trattato di dieci mesi in cui i cicli di chemioterapia la sfinivano fisicamente, vomitava, doveva spesso stare a letto per uno, due, a volte tre giorni; gli ultimi tre mesi poi li ha passati a letto, in preda a dolori; in definitiva sono stati dieci mesi di inferno, tali da rendere legittima la domanda: ammesso e non concesso che senza chemioterapia sarebbe vissuta meno, la sua vita sarebbe stato peggiore o migliore? (ho i miei dubbi che il suo tumore al seno, un nodulo di circa tre cm, senza cure l’avrebbe uccisa in dieci mesi facendole passare poi le sofferenze che ha effettivamente passato).
Queste quindi sono le due domande cui bisogna rispondere positivamente prima di poter accusare un medico di omcidio colposo:
1.la paziente se avesse seguito una cura tradizionale sarebbe sopravvissuta o no?
2.La paziente se avesse seguito una cura tradizionale avrebbe avuto una migliore qualità della vita?
E la risposta, in questi casi, è sempre negativa.
Approfondendo la questione dal punto di vista giuridico, però, si possono fare altre considerazioni, per giungere addirittura a ribaltare le conclusioni cui perviene la stampa la tv main stream. Non è il medico Hameriano che può essere accusato di omicidio colposo, ma il medico tradizionale che, per come viene condotta la cura nei principali centri oncologici, potrebbe essere responsabile di omicidio.
Per capire il perché occorre fare un ragionamento giuridico un po’ tecnico, ma indispensabile
La responsabilità del medico oncologo che prescriva unicamente il protocollo ufficiale
Di recente la responsabilità del medico in campo penale è stata “innovata” dal cosiddetto decreto balduzzi, il quale ha stabilito che il medico che segue i protocolli ufficiali è esonerato da responsabilità penale, salvo che abbia agito con colpa grave.
Anticipando quindi l’excursus logico e giuridico della trattazione, ci occuperemo – nell’ordine – dei seguenti problemi:
le reali novità apportate dal decreto Balduzzi rispetto alla previgente legislazione in materia di responsabilità medica;
il rapporto tra “protocolli ufficiali” e ulteriori studi scientifici, non considerati nel protocollo stesso;
se la mancata conoscenze di basilari cognizioni alimentari sia da considerarsi un caso di negligenza e imperizia grave da parte dei medici, o se invece – trattandosi di trattamenti non inclusi nei protocolli ufficiali – possa inquadrarsi il caso nell’ambito della colpa lieve o se addirittura non possa affermarsi che al medico non sia da imputarsi alcuna responsabilità.
Iniziando dal primo punto, c’è da dire che il decreto Balduzzi, nonostante tutte le polemiche che lo hanno accompagnato, non sembra abbia portato alcuna novità nell’ambito della disciplina previgente.
Nessuno ha mai dubitato, infatti, che il medico che avesse seguito scrupolosamente le linee guida e i protocolli ufficiali, in caso di evento infausto non dovesse rispondere penalmente o perlomeno che, in caso di accertata responsabilità, l’elemento soggettivo dovesse essere ricondotto alla colpa lieve da parte sua.
Il decreto Balduzzi, quindi, nulla ha innovato da questo punto di vista limitandosi a ribadire quanto già a livello giurisprudenziale era in realtà praticato da tempo. Se una ricaduta nella consuetudine quotidiana della pratica medica c’è stata, questa è da riscontrarsi sul piano della prassi, perché il ribadire la mancanza di responsabilità per il medico che segue il protocollo, ha accentuato il deplorevole fenomeno della cosiddetta medicina difensiva, cioè l’arroccarsi dei medici ai protocolli ufficiali come dei panda agli eucalipti, anche quando ci siano più che ragionevoli motivi per discostarsene e anche a fronte di protocolli che si siano dimostrati completamente inefficaci sul singolo paziente o su intere categorie di pazienti.
In altre parole, il medico oggi, per paura di rischiare, segue pedissequamente il protocollo, al fine di precostituirsi un comodo paravento nel caso le cose in cui avessero un esito negativo.
Purtuttavia, nonostante il decreto Balduzzi abbia accentuato questo fenomeno, occorre svolgere una serie di considerazioni.
In primo luogo il medico – come ha stabilito anche la cassazione di recente – non solo non è tenuto a seguire necessariamente i protocolli ufficiali, ma è addirittura obbligato a discostarsene lì dove ci siano delle ragioni evidenti, stante la situazione particolare del singolo paziente, che renda consigliabile un percorso alternativo (ad esempio immaginiamo un paziente che dimostri un alta intollerabilità alla chemio; il medico avrebbe addirittura l’obbligo di consultarsi con altri colleghi praticanti altri protocolli diversi da quelli ufficiali, per confrontare le possibilità di guarigione).
In secondo luogo, l’esonero da responsabilità del medico che segue pedissequamente i protocolli ufficiali avrebbe un senso se si partisse dal presupposto che all’università si esaurisse tutto il possibile campo del sapere medico; in realtà l’università, come è noto a chiunque abbia una laurea e sia esperto in una qualsiasi disciplina, fornisce solo gli strumenti di base per orientarsi in un determinato mondo, ma per essere davvero specialisti di una qualsiasi scienza (sia essa medica, giuridica, storica, scientifica) occorrono poi anni di ricerche e di studi successivi, oltre che anni di pratica effettiva.
Così come le conoscenze di un avvocato maturano solo con gli anni e con lo studio, e le conoscenze di uno storico pregrediscono con l’approfondimento successivo, ecc., allo stesso modo il medico, una volta esaurito il percorso di studi universitario ha il dovere di informarsi su tutti i progressi, gli studi, e le competenze, conseguiti nel suo ambito e di non fermarsi alle nozioni, sia pur ottime e scientificamente avanzate, apprese durante i primi anni.
Il medico quindi, una volta formatosi e specializzatosi, non è esentato dal continuare ad informarsi, a conoscere, ad approfondire, potendo (e anzi dovendo) approcciarsi anche a metodi differenti ed alternativi rispetto a quelli ufficiali, specialmente quando questi metodi siano praticati e conosciuti nell’ambito di comunità scientifiche di paesi differenti o di scuole di pensiero che, benché diverse, garantiscano serietà e competenza.
Occorre poi fare una considerazione generale in ordine ai cosiddetti protocolli. Il protocollo ufficiale per la classe medica, per qualsiasi malattia, segue un iter procedurale che deve passare attraverso l’approvazione del Ministero della salute. Tali protocolli garantiscono certamente affidabilità e sicurezza, ma non esimono il medico dal dovere di informarsi sullo stato della ricerca nel suo campo specifico, e non lo esimono dal seguire normali regole di buon senso o salutistiche acquisite addirittura nei secoli, e frutto dall’esperienza maturata in secoli di pratica medica per una qualsiasi malattia.
Per fare un esempio, nei protocolli per la cura di alcune malattie dell’apparato respiratorio non è previsto che al paziente venga vietato di vivere in un ambiente inquinato, per il semplice motivo che questa è una regola conosciuta da secoli e data per scontata (basta ricordare il vecchio medico di famiglia che prescriveva, decenni fa, di fare un mese di montagna o un mese di mare).
Ora, non si può forse pretendere che il medico oncologo conosca tutte le teoria, le tecniche e le terapie alternative previste nel mondo (dalla medicina antropsofica a quella hameriana) per applicarle in modo ottimale al paziente; ma si può, e si deve pretendere, che il medico conosca almeno le basi dell’alimentazione corretta, oltre a un ventaglio di possibilità alternative da consigliare al paziente a seconda del caso specifico.
Solo per fare l’esempio più banale, prendiamo in considerazione gli studi scientifici nutrizionali, applicati ad una persona affetta da un tumore localizzato nell’apparato gastrintestinale.
Il fatto di porre attenzione alla dieta, per i malati oncologici il cui tumore sia localizzato in tali zone, dovrebbe essere dato addirittura per scontato essendo una pratica conosciuta da secoli (l’alimentazione vegetariana come pratica salutistica era conosciuta addirittura da Pitagora, da Paracelso, e da Ippocrate, oltre ad essere ormai riconosciuta anche da esperti oncologi come i professori Veronesi e Berrino, solo per rimanere in Italia e riferirci a medici contemporanei).
La conoscenza dei principi alimentari di base, ancorchè alla facoltà di medicina l’esame di alimentazione sia un semplice “complementare”, deve essere considerata una delle basi della scienza medica in genere. L’importanza dell’alimentazione nella salute è infatti riconosciuta da secoli, ed è sufficiente entrare in una qualsiasi libreria per trovare decine di libri sull’argomento, a riprova del fatto che tali conoscenze non sono appannaggio di una ristretta classe di medici alternativi, ma sono diffuse a tutti i livelli.
Che poi l’alimentazione sia assolutamente fondamentale quando la patologia interessa organi dell’apparato gastrointestinale è un dato che è addirittura ovvio anche per un profano.
Eppure la maggior parte dei medici tradizionali trascura questo aspetto quando propone al paziente le sue “cure”.
La mancata conoscenza di tali nozioni da parte di un medico quindi, non è una negligenza “lieve” ma addirittura grave o gravissima, potendo sconfinare addirittura nel dolo eventuale. Ricordo quando ero in reparto, che feci una semplice domanda ad una oncologa che era ben consapevole dell’importanza dell’alimentazione: perché se conoscete l’importanza dell’alimentazione somministrate ai pazienti con tumori allo stomaco, intestino, pancreas, gli stessi alimenti che somministrate negli altri reparti?
La risposta fu “si tratta di ragioni amministrative”.
In conclusione: il medico ufficiale, non adeguatamente informato dei principi base della dietetica per i pazienti tumorali, non versa solo in colpa grave, ma il suo comportamento sfocia addirittura nel comportamento doloso.
Né ha pregio l’argomento, cavalcato talvolta in sede difensiva da alcuni avvocati, che la patologia in questione abbia comunque un esito mortale e quindi il medico non può dirsi responsabile della morte; infatti anche se un paziente è terminale, ciò non esime chi lo ha in cura da tenere nella massima considerazione sia la qualità che la quantità della vita del paziente stesso; sul punto vale ricordare che nel nostro ordinamento è proibita l’eutanasia, quindi a maggior ragione non è permesso al medico di disinteressarsi di un paziente sol perché questo è comunque destinato alla morte.
Si potrebbe obiettare nel nostro caso che, per quanto riguarda gli studi scientifici alternativi a quelli ufficiali, non esiste una prova sicura – non essendo tali studi effettuati su ampio numero di pazienti tali da garantire la certezza - della possibilità di guarigione; e tuttavia, essendo in gioco un bene importantissimo quale la vita, anche una minima probabilità di sopravvivenza imporrebbe al medico di seguire tale strada, qualora ovviamente non esistano controindicazioni e possibilità di danni collaterali.
In particolare, per quanto riguarda il nesso causale, la Cassazione ha avuto modo di stabilire che “nello specifico settore dell’attività medico-chirurgica il nesso causale può essere ravvisato quando alla stregua del giudizio controfattuale condotto sulla base di una generalizzata regola di esperienza o di una legge scientifica – universale o statistica – si accerti che, ipotizzando come realizzata dal medico la condotta doverosa impeditiva dell’evento hic et nunc, questo non si sarebbe verificato, ovvero si sarebbe verificato ma in epoca significativamente posteriore o con minore intensità lesiva, e ciò non in forza di un mero coefficiente di probabilità espresso dalla legge statistica, ma secondo un “elevato grado di credibilità razionale” o probabilità logica, con l’effetto che il ragionevole dubbio in base all’evidenza disponibile, sulla reale efficacia condizionante della condotta omissiva del medico rispetto ad altri fattori interagenti nella produzione dell’evento lesivo determina la neutralizzazione dell’ipotesi prospettata dall’accusa e l’esito assolutorio del giudizio (cass. 9457/2013).
Ora applicando i principi enunciati dalla cassazione ai casi più comuni di applicazione dei protocolli ufficiali senza seguire alcuna dieta, possiamo affermare quanto segue:
- curando la paziente con una dieta adeguata, l’evento si sarebbe verificato in epoca posteriore e con minore intensità lesiva;
- a tale risultato si perviene con sicurezza, e senza “ragionevoli dubbi”, in base agli studi medici più avanzati in campo alimentare, con “elevato grado di credibilità razionale” e probabilità logica.
Dunque il medico risponderà per omicidio colposo, anche se il fatto che tali protocolli alimentari non vengano insegnati all’università, potrà incidere sulla gravità del reato, ai sensi dell’articolo 133 cp, e della sanzione finale irrogata dal giudice, che dovrà tenere conto della particolare condizione di ignoranza in cui versa la classe medica in questo settore, indotta in qualche modo dagli stessi protocolli ufficiali approvati dal ministero e dallo stesso decreto Balduzzi, che non incentiva i medici a scelte terapeutiche particolarmente innovative e personalizzate.
Non è quindi il medico Hameriano a dover rispondere di omicidio colposo, ma il medico tradizionale. Per adesso i tentativi di screditare le teorie Hameriane sono l’estremo colpo di coda di un sistema fallimentare, la cui evidenza è sotto gli occhi di tutti quelli che hanno avuto qualcuno ammalato di tumore: le terapie tradizionali non guariscono.
PS. A Mariapaola De Stefano venne diagnosticato un tumore al seno nel giugno 2013. A febbraio 2014 si operò al seno dopo vari cicli di chemioterapia. Dopo quindici giorni dall'operazione le vennero diagnosticate metastasi a: cervelletto, midollo, ossa, colonna, fegato. Ad aprile 2014 era morta.
Contemporaneamente una mia amica, Francesca, ebbe una identica diagnosi di tumore al seno (identico anche nel tipo di tumore, il cosiddetto triplo negativo, il più aggressivo e mortale tra tutti i tumori al seno). A seguito dell'operazine al seno, come a Mariapaola,il tumore era metastatizzato. Ad oggi è ancora viva, perchè ha seguito la terpaia Di bella, con totale scomparsa delle metastasi.
Nella foto: un'immagine dello spettacolo "protocols" per la regia di riccardo Dujani, dedicato alla storia di Mariapaola e di Francesca. Quest'ultima, ha potuto seguire lo spettacolo, tenuto al teatro Rada di londra. Mariapaola no.
Premessa: l'eziologia delle cosiddette malattie, ovvero la causa delle reazioni di fisiologia speciale dell'organismo, è l'argomento che a un primo approccio richiama maggiormente l'attenzione sulle 5LB. Oltre alle cause, però, è necessario osservare ciò con cui è molto importante, anzi fondamentale, avere dimestichezza, sia in termini di comprensione teorica, ma soprattutto in termini di valutazione dell'urgenza: la funzione dei tessuti coinvolti e la posizione dell'organismo all'interno del processo. Queste informazioni non dimostrano nulla, ma forniscono strumenti precisi per permettere di essere verificate di persona. Per i principianti sarà necessario leggere almeno le 5 Leggi Biologiche. Il mal di schiena, la sciatica, l'ernia discale, la scoliosi, come tutte le condizioni che interessano i tessuti muscolari, cartilaginei e ossei, sono dirette dall'innervazione del midollo cerebrale (o sostanza bianca), e questi tessuti vengono quindi annoverati sotto lo schema embrionale del mesoderma recente.
Muscoli, cartilagini e ossa in Fase Attiva fanno necrosi e/o atrofia (senza sintomi), mentre in PCL gonfiano con edemi di riparazione (con sintomi e dolori) e proliferazione cellulare (con eccedenza).
La colonna vertebrale attraversa tutto il busto con funzione di sostegno, ma in base al movimento a cui è preposto, ogni gruppo di vertebre si attiva per affrontare gli ostacoli inaspettati della vita.
Ecco allora che, come abbiamo già visto, per le cervicali la percezione biologica che attiva la reazione fisiologica è "non sentirsi all'altezza". Il dolore e i sintomi in quell'area si presentano quindi 1 o massimo 2 ore dopo la precisa percezione di "finalmente ce l'ho fatta, sono stato all'altezza"in un atto materiale, concreto. Nel caso di sintomi cronici ci si trova, come sempre, in un loop di recidive che mantengono la condizione per lunghi periodi.
L'area della vertebra D1,con muscoli e cartilagini attigui, entra in Fase Attiva per un sentito di "dover abbassare la testa". I dolori compaiono quindi dopo "essere riusciti a rialzare la testa".
L'area delle vertebre D2 e D3 si attiva per il "non riuscire a portare un peso sulla groppa": sono le vertebre su cui poggia il giogo. I sintomi si manifestano dunque in seguito a "sono riuscito a liberarmi di questo peso da portare", ovvero ci si è liberati con un atto concreto anche apparentemente piccolo, così i tessuti che erano sotto stress possono iniziare a ripararsi.
L'area delle vertebre dalla D4 alla D8 si attiva con una percezione di "mi sento chiuso dentro", senza libertà per la mia esistenza (stesso sentito cui fa riferimento frontalmente lo sterno). Un improvviso dolore in quella zona è una soluzione (1-2 ore prima) di "ho ripreso il mio diritto di esistere". Sintomi cronici o condizioni molto accentuate sono, lo ricordo, situazioni che perdurano in routine continue in cui si è in qualche modo incastrati.
L'area delle vertebre dalla D10 alla L2 corrisponde alla "groppa", e la reazione in Fase Attiva avviene quando "qualcuno mi salta in groppa, mi sottomette". I sintomi compaiono proprio nel momento in cui "non riuscivo a sgropparmi di dosso quella persona, adesso ce l'ho fatta".
L'area delle vertebre dalla L3 alla L5 fino al Sacrorisponde al non sentirsi valido come interlocutore, non ascoltato. Una percezione che si inserisce nel ruolo che una persona ha all'interno della società (lavoro, famiglia): sono le vertebre che permettono alla bestia di ergersi sulle sue zampe posteriori, ergersi di fronte al branco.
Mentre la L3/L4 riguarda una svalutazione più prettamente nel ruolo sessuale"non sentirsi validi come partner" (o chi è vissuto come tale), la L5/S1riguarda un "non sentirsi valido come interlocutore", "non avere voce in capitolo", per esempio: "non mi ascolta mai, la mia parola non conta niente".
Un mal di schiena lombare improvviso appare dunque quando "finalmente ho avuto voce in capitolo, sono stato ascoltato".
L'area del coccige ha a che fare con un sentirsi sottomesso, "non essere riuscito a evitare di prenderla in quel posto".
La cosiddetta "sciatica"è dovuta nella maggioranza dei casi (analogamente al comune mal di testa), alla compressione dei nervi sciatici da parte degli edemi di riparazione (PCL) dei tessuti nell'area lombo-sacrale. Compressione che produce il dolore percepito lungo la gamba, spesso non statico ma come punti dolorosi che si spostano, in base al modo in cui il nervo viene compresso. Se invece il dolore viene percepito su tutta la lunghezza del nervo, è probabile che si tratti di nevralgia, ovvero infiammazione ectodermica del nervo stesso che si manifesta in soluzione PCL di conflitti di separazione. La comune ernia al disco a livello L5/S1, spesso accompagnata da compressioni al nervo sciatico, è quindi il risultato di lunghi periodi di recidive, situazioni-gabbia all'interno del proprio ambiente (lavoro, famiglia...) in cui ci si sente di "non essere un valido interlocutore, non essere ascoltato, non avere voce in capitolo".
Come tutti i programmi biologici del neo-encefalo, anche i sintomi della colonna vertebrale seguono le leggi di lateralità, per rapporto a mamma o papà.
La scoliosi (come tutti gli altri spostamenti della spina dorsale) è quindi il risultato di un lungo permanere dell'organismo, durante lo sviluppo, in una posizione in cui le vertebre, le cartilagini o i muscoli necessitano di mantenersi in Fase Attiva con necrosi e atrofia, in modo più o meno accentuato, in base alle percezioni biologiche che abbiamo elencato sopra. Siccome il processo avviene, secondo lateralità, su un lato più che sull'altro, muscoli e vertebre si sviluppano in modo diverso creando la curva scoliotica. Di solito la curva ad S denuncia una conflittualità in una area nello scheletro e la curva successiva è la conseguenza compensatoria della prima.
Per quanto riguarda il dolore, questo come sempre è dovuto:
-rispetto alle ossa, allo stiramento del periostio innervato dalla corteccia cerebrale
-oppure allo schiacciamento meccanico dei nervi per i gonfiori
-nei musscoli per diretta conseguenza della trazione degli edemi nei tessuti.
Questo almeno all'inizio, e in una curva bifasica teorica.
Il problema dei tessuti neo-mesodermici è che, successivamente, il conflitto può diventare locale, ovvero è il dolore stesso a creare attenzione e svalutazione, producendo recidive nella zona e spesso prolungando la convalescenza. Inoltre, nel caso per esempio del dolore lombare, facilmente non sarò disponibile a fare l'amore o, essendo occupato a far fronte alla mia situazione, potrei essere meno disponibile agli altri e potrei sentirmi meno abile come interlocutore, sommando quindi recidive alla iniziale percezione di svalutazione.
Da non dimenticare poi il contributo che può portare il “conflitto del profugo” che, aumentando il volume degli edemi nel corpo, aumenta a dismisura anche i dolori.
Il sovrappeso, spesso tirato in causa in questo contesto, non ha influenza, ovvero se il tessuto non è all'interno di un processo di fisiologia speciale, non ha motivo nè di cedere, nè di dare dolore. Ma se il tessuto è in Fase Attiva o in PCL, qualsiasi attività che non sia la convalescenza, come fare attività fisica oltre un certo limite, può prolungare nel tempo la sintomatologia se non peggiorarla: allora in questo senso un peso corporeo superiore potrebbe mettere in maggiore difficoltà i tessuti coinvolti nel processo.
Queste però sono solo considerazioni che perdono valore nel momento in cui non siano riferite a casi reali e concreti, perchè parlare dell'individuo nella sua unicità è il solo modo valido per procedere con la cognizione delle leggi biologiche. Per applicare queste conoscenze nel concreto è categorica la precisione, così è importante non farsi autodiagnosi e non modificare alcun trattamento medico ma, nei limiti di queste informazioni che non pretendono di essere complete, osservare i processi così come sono con soli fini didattici. Le Leggi Biologiche non sono una terapia ma una precisa mappa di lettura che può essere consultata in qualsiasi ambito disciplinare e terapeutico.
Per la pluralità delle variabili è inoltre impossibile e irrispettoso per il malato, anche in presenza del miglior medico o esperto nel campo, fare corrette diagnosi online. Per un dettagliato approfondimento è consigliato lo studio del libro Noi Siamo Il Nostro Corpo, di cui questo testo è un estratto sintetico.
Nota: E’ importante sottolineare che le ossa nella fase attiva del processo biologico, chiaramente non riconosciuto dalla MU, riducono la loro funzione tramite osteolisi(osteoporosi), al termine della quale si avvia la fase riparativa(ricostruzione)dolorosa(malattia) che rende le ossa più forti di prima, in questa fase sia ha una leucemiadi entità proporzionata all’intensità del processo corporeo, ma questa nella maggior parte dei casi non viene diagnosticata poiché non si conoscono tali processi e quindi non essendo diagnosticata stranamente(?) non causa alcuna complicazione, alcune complicazioni si possono verificare solo in caso di forti e costanti recidive insomma in presenza di una consistente fase di riparazione.
Quando viene riscontrata la leucemiaviene subito vista come il male assoluto, mentre invece è una parte del processo di riparazione delle ossa, è utile, è sensata, ma non la conosciamo e quindi la combattiamo nella peggiore delle maniere, a costo della stessa vita del paziente.
Sarebbe interessante studiare le leucemie non curate, intendo quelle non trattate come prevede il protocollo e aiutate a giungere al loro naturale compimento, per vedere la percentuale di autoguarigione e confrontarla con i dati di guarigione di quelle curate dalla scienza medica.
Solo e soltanto comprendendo il processo biologico in corso si può scegliere consapevolmente e purtroppo autonomamente di intervenire in un altro modo più confacente alla fase della malattia, che non la aggravi ulteriormente e che la accompagni verso la sua naturale soluzione.
La disinformazione e la denigrazione cominciano con ANSA….
di Marco Pizzuti
L’Agenzia Nazionale della Stampa Associata che tutti conoscono con il semplice acronimo ANSA, è un’agenzia che ha un indiscusso ruolo di primo piano nel campo della divulgazione. Si tratta di una cooperativa composta da 36 soci editori dei principali quotidiani italiani e oltre a disporre di 22 sedi in Italia, possiede ben 81 uffici in altri 78 paesi. Le sue news diventano la “bibbia” dei giornalisti in quanto le agenzie ANSA trasmettono oltre 3.500 notizie e più di 1.500 foto al giorno che poi vengono ricevute dai mezzi d’informazione italiani, dalle istituzioni nazionali, locali ed internazionali, dalle associazioni di categoria, dai partiti politici e dai sindacati. Le sue notizie vengono diffuse anche in lingua inglese, spagnola, tedesca, portoghese e araba. Molti degli editori membri dell’ANSA ricevono contributi (diretti o indiretti) di denaro pubblico senza i quali, alcuni di essi sarebbero costretti a cambiare lavoro a causa dello scarso numero di copie vendute.
In regime di democrazia, un’agenzia che si sostiene anche grazie ai finanziamenti pubblici dovrebbe essere garanzia d’imparzialità, pluralismo e rispetto della libertà di espressione delle minoranze. Nella realtà invece sembra che l’ANSA si cimenti nello svolgere la funzione completamente opposta di sostenere il verbo dell’establishment denigrando la minoranza che si oppone in maniera pacifica e democratica (attraverso libri e social network) all’informazione ufficiale autoreferenziale (priva di qualsiasi controllo diverso “dall’autorevolezza” della fonte).
Titolo: Terrorismo e immigrati nel mirino dei complottisti del Web
Sottotitolo: Organizzati in tribù diffondono bufale, algoritmi li riconoscono
Dal sottotitolo si evince che i cosiddetti “complottisti” (etichetta che ha sostituito quello di sovversivo/dissidente) del web sarebbero persone bugiarde o ignoranti che “diffondono bufale”.
“Gli attacchi terroristici? Solo una messa in scena per toglierci libertà; l’immigrazione fa parte di un piano per indebolire gli europei; quanto ai vaccini, sono il ‘trucco’ delle aziende farmaceutiche per assicurarsi una clientela ‘fissa’: sono gli ultimi arrivati fra gli argomenti più gettonati dai ‘complottisti’ di Facebook e degli altri social media,
Con queste prime frasi ci viene detto che se hai qualche dubbio sulla versione ufficiale del terrorismo o sulle assoluta efficacia e innocuità delle vaccinazioni allora sei un complottista(un pazzo, un ignorante, un bugiardo o tutte e tre le cose insieme). In pratica non è ammesso avere dubbi e non ha alcuna importanza il modo pacifico e circostanziato in cui li esprimi poiché vieni insultato a prescindere.
utenti fai-da-te di Internet che si rafforzano a vicenda scambiandosi con fervore informazioni dall’attendibilità dubbia, bufale che finiscono per cementare legami in vere e proprie ‘tribù’.
per “utenti fai da te” si vuole lasciar intendere che si tratta solo di persone senza alcuna preparazione o qualifica. Le loro fonti d’informazione prima vengono classificate “dubbie” e poi “bufale” mentre i loro legami sarebbero quelli di una tribù, un’espressione che evoca il passato più buio e primitivo della storia dell’uomo. Chi non è d’accordo con l’informazione ufficiale è una specie di troglodita che trova il conforto in altri trogloditi…..
“Per ogni tipo di narrativa c’è una comunità”, spiega Walter Quattrociocchi, dell’Istituto Imt Alti Studi di Lucca, che ha presentato gli ultimi dati sul ‘complottismo’ online nel convegno sui Big Data organizzato a Roma dagli Archivi di Stato di Venezia e Roma, Politecnico di Losanna, università Ca’ Foscari e Tor Vergata di Roma, Ambasciata svizzera in Italia.
Avere opinioni diverse, anche quando fondate su argomentazioni dimostrabili e verificabili significa diventare oggetto di studi antropologici perchè mettere in dubbio le VERITA’ dell’informazione ufficiale equivale a essere classificati pazzi cospirazionisti a prescindere dalle prove che si hanno….
“A cementare le tribù del Web “è la combinazione di una vastissima quantità di contenuti, molto eterogenei, accettati senza controllo e senza mediazione”, rileva Quattrociocchi.”
In questa frase “i trogloditi delle tribù cospirazioniste”, dopo attenti studi antropologici vengono presentati al pubblico come dei fessi che credono a tutto senza nessun controllo. In realtà è assolutamente vero il contrario in quanto chi ha una fiducia cieca nell’autorevolezza delle fonti, sono i giornalisti mainstream e le masse che credono a tutto quello che gli viene detto dai giornali e dalla televisione senza mai effettuare alcun tipo di accertamento personale.
“A farla da padrone – osserva – è la tendenza a prendere per buono solo ciò che è affine alle proprie credenze”, una tendenza che gli esperti definiscono ‘pregiudizio di conferma’. In più i complottisti della rete hanno l’abitudine di rilanciare le notizie ‘gradite’ senza verificarle: un comportamento che i ricercatori chiamano ‘analfabetismo funzionale’, inteso come incapacità di capire un testo.
Qui con tono paternalistico da grande studioso del fenomeno antropologico “troglodito-cospirazionista”, si vuole attribuire un atteggiamento superficiale a chi ha dubbi e domande sulle versioni ufficiali quando nella maggior parte dei casi è assolutamente vero l’esatto opposto.
Da questo mix di elementi nascono le tribù ‘social’. In sostanza ci sono utenti della rete che rilanciano, senza controllarle, le informazioni che confermano il proprio punto di vista. Sui social media trovano facilmente chi la pensa come loro e solo con questi si confrontano. Una volta formata la tribù, al suo interno ogni membro “piano piano – osserva il ricercatore – tende a prendere la strada del personaggio e diventa uno stereotipo”.
Anche qui si cerca di far apparire qualsiasi legittimo dubbio (non è ammessa alcuna differenza e viene fatto di tutta l’erba un fascio) come un qualcosa che scaturisce da comportamenti tribali primitivi e ossessivo-compulsivi che sono oggetto di studio di psicologi e antropologi.
Localizzare le tribù non è affatto semplice: “sondiamo i diversi social media utilizzando algoritmi di riconoscimento dei topic”, ossia temi oggetto di discussione. Quindi – prosegue Quattrociocchi – altri algoritmi permettono di calcolare quanto un utente sia coinvolto in una narrativa”. Una tecnica chiamata ‘Sentiment analysis’ permette inoltre di calcolare quanto le emozioni contino nell’interazione online. Sull’importanza dell’emotività la dicono lunga anche gli scontri che vedono coalizzate più tribù contro un nemico comune. Di solito il nemico è chi ha una posizione opposta, sostenuta in modo ugualmente radicale.
Infine, ciliegina sulla torta, si lascia intendere che perseguitare e spiare i dissidenti attraverso dei software di riconoscimento (algoritmi) degli “insani di mente”, sia qualcosa di giusto e legittimo.
Ecco cos’è oggi l’ANSA, una delle principali agenzie di stampa nazionali che dovrebbe essere tutto fuorché veicolo di disinformazione e denigrazione….
L’INCUBO MENINGITE E IL TEST CHE “CREA” L’EPIDEMIA; DATI OMESSI E VERITÀ NON DICHIARATE,LA FRODE CONTINUA. (Meningite.... Come terrorizzare la gente e speculare sui vaccini....)
Il ritorno della meningite, le falsità e le omissioni che inchiodano una frode volutamente pianificata.
I dati CONFERMANO che non vi è alcuna epidemia.
MENINGITE E LA NUOVA FARSA DEL TEST CHE crea l’epidemia.
Vacciniinforma ringrazia di cuore i professionisti che hanno collaborato nella stesura di questo reportage.
Come possiamo essere sicuri che il test sia sicuro? Un test molecolare brevettato, alcuni hanno scritto addirittura che sia un sistema nuovo efficace , ma qual è la verità?
Si parla di Abbott RealTime, e quindi di PCR (reazione a catena della polimerasi), inventata dal prestigioso Kary Mullis il quale ha dichiarato quanto segue:
“La Abbott Realtime test è destinato all’uso in combinazione con presentazione clinica e altri marker di laboratorio per la prognosi della malattia e per l’uso come un aiuto nel valutare la risposta virale al trattamento antiretrovirale come misurato da cambiamenti nei livelli plasmatici di HIV-1 RNA.
Questo test non è destinato ad essere utilizzato come test di screening dei donatori per HIV-1 o come test diagnostico per confermare la presenza di HIV-1.”
Tale tecnica, inventata da Kary Mullisnegli anni 90, e per la quale Mullis ottenne il premio Nobel nel 1993, è parte della screening diagnostico e prognostico delle infezioni da HIV (ad oggi mai fotografato,ricordiamolo); in base a questo test si decide quando, quanti e quali farmaci somministrare a vita al paziente.
Ma lo stesso Mullis ha affermato che la sua tecnica “non è in grado di identificare virus”perché è una metodica di amplificazione aspecifica (Mullis stesso affermò “La PCR amplifica anche l’acqua”) di piccoli frammenti di codice genetico.
“Questo test non è destinato ad essere utilizzato come test di screening dei donatori per HIV-1 o come test diagnostico per confermare la presenza di HIV-1.”
Strano che sui giornali questa importantissima verità non venga comunicata ai contribuenti i quali pagano le tasse e mantengono questo sistema sanitario al collasso. Diversi gli articoli che vantano il prestigio di questa grande invenzione (avremmo potuto capirlo se fossero stati loro ad inventarla ma non è così), diversi gli articoli che parlano di questa tecnica miracolosa senza dichiarare il vero e la realtà dei fatti.
Ancora una volta ci troviamo dinnanzi un’epidemia volutamente costruita ma ora, la nostra attenzione si sposta sul fantomatico “nuovo” test brevettato .
Riprenderemo il discorso su questo “nuovo” e miracoloso test molecolare (in grado -dicono loro- di trovare lo stesso “Hiv” ad oggi né visto, né fotografato) in seguito; ora focalizziamoci sui dati reali di questa “epidemia”.
Toscana,la regione nel mirino dei casi di meningite in soggetti VACCINATI.
Innanzitutto ricordiamo che la meningite è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. La malattia è di origine infettiva o virale(detta meningite asettica ,non ha gravi conseguenze e si risolve nell’arco di una decina di giorni). I batteri più spesso responsabili sono Neisseria Meningitidis (meningococco) il quale è un ospite frequente nelle prime vie respiratorie, ed è giusto dire che esiste un consistente numero di soggetti nella popolazione che presenta questo batterio nel rinofaringe (il “nuovo test” ovvero l’Abbott RealTime, serve proprio a questo, è bene che se ne parli e che si dica apertamente).
Sono stati identificati 13 sierogruppi ma 5 (A,B,C,W135,Y) quelli che maggiormente causano meningite e altre malattie gravi; i sierogruppi B e C sono i più frequenti in Europa (da qui, la pressione dei governi per l’iperimmunizzazione di massa verso i suddetti, nonostante le linee guida contrarie sulla vaccinazione contro il meningococco B da parte dello stesso AAP, a cui nei correlati troverete il riferimento).
Si, avete letto bene, lo stesso American Academy of Pediatrics(notizia di gennaio 2015) NON raccomanda la vaccinazione di routine dei bambini tra i 2 mesi e i 10 anni di età a meno che non vi siano dei rischi di malattie meningococcica; forse ai media è sfuggita volutamente questa importante notizia?
Ricordiamo per ultimo ma non meno importante, che dal 2% al 30% dei bambini sani in periodo non endemico, vengono definiti come PORTATORI ASINTOMATICI, e questo dato di fatto, non è correlato ad alcun reale rischio di meningite e dell’epidemia volutamente messa in piedi per speculare sulla vaccinazione e sul fantomatico nuovo test che, proprio nuovo, non è.
Finita la premessa,a nostro avviso, fondamentale per la comprensione della malattia,torniamo ai dati.
Come giustamente dichiarato dal Dr.Serravalle, ricordiamo che l’epidemia meningococcica (questa è la definizione dell’Organizzazione Mondiale della sanità) può essere definita tale quando si verificano un numero > di 100 casi/100.000 abitanti/anno, e sicuramente non riguarda il nostro paese.
“Nel 2015 in Toscana sono stati notificati 38 casi di meningococco di cui 31 appartenenti al sierogruppo C (e questa è una vera anomalia), 5 al sierogruppo B, 1 al sierogruppo W, 1 caso non risulta tipizzato, con 7 decessi di cui 6 riconducibili al sierogruppo C e 1 al sierogruppo B. I casi hanno riguardato in particolare le aree metropolitane di Firenze ed Empoli, per poi spostarsi verso le aree costiere (Pisa, Viareggio, Massa) nei mesi estivi e tornare nelle aree metropolitane in autunno. Insomma, si parla di epidemia dimenticando che queste, sono zone con maggiore densità abitativa. Altrettanto vero è che se non vi erano stati casi nel Senese invece,la tv ha trovato il modo per non risparmiare l’epidemia mediatica infatti, anche in quel territorio è stato proclamato un “Vaccino day-Meningite “il 27 febbraio 2016, e non solo li.
I 31 casi di meningite da meningococco C su 3.750.511 abitantiindicano che l’incidenza è di 0,83 casi su 100.000 toscani, il che colloca la regione nel range più basso tra i paesi, dopo Belgio, Danimarca, Grecia, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Turchia, ma anche Austria Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Lettonia, Serbia, Slovacchia e Slovenia.
Si può perciò dichiarare tranquillamente che da noi non vi è alcuna epidemia.
I casi di meningite da pneumococco in Toscana nello stesso periodo sono stati 42, quelli da Listeria monocytogenes, un germe che può contaminare ortaggi, verdure, carni, formaggi molli, cibi preparati come hamburger e hot dog, paté di carne, salumi, burro sono stati 4.
Ma questi fanno poca notizia. Non se ne parla,come mai?
La paura e l’allarmismo, dove non serve.
La colpa della vaccinazione di massa qual è? L’aumento di infezioni provocate da alcuni sierotipi è correlabile al grande utilizzo del vaccino?
In Italia, sempre nel 2015, i casi totali di meningite da meningococco sono stati 174, in Lombardia sono stati 46. I casi totali dapneumococco sono stati 647, di cui 181 in Piemonte e 113 in Emilia-Romagna, senza per questo suscitare particolare allarmismo. Su scala nazionale, i casi di meningite da Listeria nel triennio 2011-2014 sono stati sempre abbondantemente superiori a quelli da meningococco C (Fig. 1), ppure tutti siamo spaventati solo da quest’ultimo.
La somministrazione di massa del vaccino in uso quindi, sta provocando un preoccupante fenomeno: l’aumento di incidenza di infezioni, provocate da altri sierotipi.
Oggi,un dato reale e sconcertante, riguarda la maggiore diffusione di ceppi resistenti agli antibiotici,con inevitabili conseguenze pertanto,sulla possibilità di efficacia terapeutica. Se a questo, aggiungiamo l’inesattezza di un test “troppo specifico”, che nulla avrebbe a che fare con la diagnostica reale dei casi,siamo davvero al delirio.
Il vaccino è sicuro? Guardando i dati,la risposta è “NO”.
La Fig. 2 illustra l’andamento della meningite da meningococco C in Italia: è evidente come la malattia si sia mantenuta costante dal 1994 al 2001, abbia registrato un incremento significativo dal 2002 al 2005, seguita, dal 2006 da brusca riduzione, poi lievi oscillazioni del numero dei casi. I dati del 2015 sono identici a quelli del 2008. Non è possibile attribuire la riduzione dei casi segnalata dal 2006 all’introduzione della vaccinazione dal momento che solo dal 2009-2010 il vaccino è offerto gratuitamente a tutti i nuovi nati e che solo dal 2012 è stato inserito nel Piano Nazionale Vaccinazioni.
Immunogenicità? Di quale percentuale parliamo? Il vaccino non è efficace al 100%?
Menjugate e Menveo,quali sono i nei ad oggi mai visti di questi due vaccini?
Dalla scheda tecnica del Menjugate:
·La necessità di una dose di richiamo in soggetti già immunizzati con una singola dose (ovvero soggetti di età superiore ai 12 mesi immunizzati precedentemente) non è stata ancora accertata.
·Non esistono dati su adulti con età pari o superiore a 65 anni
·Immunogenicità: non sono stati eseguiti studi clinici prospettici di efficacia.
Il Dr Serravalle continua, affermando quanto segue:
“Quindi,l’efficacia del Menjugate dopo 1 mese dalla somministrazione è del 78% nella fascia d’età 1-2 anni (epoca in cui il vaccino si somministra abitualmente), del 79% nella fascia 3-5 anni, per aumentare all’84% tra gli 11 e 17 anni e al 90% tra i 18 e 64 anni.
Anche la scheda tecnica di Menveo, andrebbe letta ai genitori e alle famiglie per fornire informazioni su efficacia e durata dell’immunità conferita,poiché la sua immunogenicità verso il siero gruppo C è del 73% dopo un mese per ridursi al 53% 12 mesi dopo la vaccinazione nei bambini 2-10 anni. I risultati sono migliori per gli adolescenti: l’84% 1 mese dopo la vaccinazione”.
Ringraziamo il Dr.Serravalle per le sue considerazioni e ricordiamo altresì la pubblicazione su PEDIATRICS dello studio (febbraio 2015) inerente all’aumento significativo del rischio di malattia pneumococcica e di un esito fatale tra i bimbi con comorbilità rispetto ai bambini sani.
Gli autori dello studio concludono “i sierotipi non inclusi nel vaccino coniugato attualmente disponibile,sono più frequenti e rappresentano la causa della malattia”(http://www.medscape.com/viewarticle/839127).
Ricordiamo infine che nessun vaccino è del tutto sicuro o sempre efficace, e che le reazioni avverse sono sempre presenti, come per qualsiasi altro farmaco. Consultando i dati del Vaers, Vaccine Adverse Event Reporting System, il sistema di vaccino vigilanza americano, ne abbiamo la conferma. Lo stesso CDC nella sua pagina scrive che nessun vaccino è sicuro al 100%(http://www.vacciniinforma.it/?p=3587 )
Ricordiamo in ultimo che la rivista medica JAMA ha pubblicato le reazioni avverse riportate in USA durante i primi due anni (2000-2002) di utilizzo di massa del vaccino antipneumococcicoeptavalente (quello in uso anche in Italia). Si tratta di oltre 4154 reazioni avverse presentate da bambini e adolescenti, con un’incidenza di 13,2 segnalazioni ogni 100.000 dosi distribuite.
Le segnalazioni più frequenti riguardano: febbre, reazione nel punto di inoculo, pianto anomalo e prolungato, rash cutaneo, orticaria, dispnea, disturbi gastrointestinali, artrite pseudosettica. Reazioni gravi sono state segnalate nel 14,6%, con 117 morti e 34 casi di infezione invasiva da pneumococchi, che con alta probabilità denotano, l’inefficacia della vaccinazione per quei soggetti.
Eventi immuno-mediati sono stati registrati nel 31,3% delle segnalazioni. 14 pazienti hanno presentato reazione anafilattica.Altri 14 pazienti hanno sviluppato trombocitopenia ed altri 6 malattia da siero. Nel 38% delle segnalazioni si sono avuti sintomi neurologici. Convulsioni sono state descritte in 393 segnalazioni.
Tra gli effetti collaterali del vaccino antimeningococco C sono stati segnalati, oltre a febbre, mal di testa, orticaria, parestesia, tumefazione nella sede della puntura, sindrome di Guillane-Barré, anemia emolitica, encefalomielite acuta disseminata, porpora di Schonlein-Henoc e casi di meningite comparsi immediatamente dopo la somministrazione del vaccino e da questo causate. In realtà quello di cui abbiamo bisogno, quello che i giornali non dicono, quello che le istituzioni mediche spesso trascurano, è la creazione, anche per le vaccinazioni antimeningite, così come per tutti i vaccini, di un sistema di sorveglianza che valuti obiettivamente efficacia e sicurezza.
Più casi, più vaccini. Il test che smaschera la finta epidemia.
Dopo aver chiaramente descritto tutto, torniamo a parlare del test, riportando le parole di colui che lo ha creato.
Non è assolutamente un test nuovo e rivoluzionario (come invece è stato scritto sui giornali quali repubblica, la nazione, etc) .
“il sistema di diagnosi batteriologica da un contributo “salvavita” alla salute pubblica: il metodo consente – con la macchina Real Time, utilizzata anche per la ricerca del virus Hiv – a tempo di record, al massimo in 45 minuti (contro i due giorni della coltura batterica che a volte impiega anche una settimana, quando non fallisce) di riconoscere il batterio responsabile della meningite e di altre infezioni”.
Dissentiamo da ogni affermazione scritta inerente a questo sistema di diagnosi che (ricordiamolo) non può essere utilizzato e questo lo afferma CHI LO HA INVENTATO,ovvero,lo stesso Mullis.
Non è un nuovo metodo, e considerando che, quello della Toscana è un falso allarme alimentato dai media,ricordiamo altresì che lo stesso OMS , parla di epidemia quando vi sono più di 100 casi di meningite per 100 mila abitanti in un anno, abbiamo ben capito la motivazione dell’utilizzo dell’Abbott RealTime, un test GRAZIE al quale (loro stessi lo dichiarano) si rileverebbero moltissimi casi in più .
Paradossalmente, il più grande problema della PCR deriva proprio dalla sua elevata sensibilità ed efficienza. In effetti la reazione risulta molto sensibile alla presenza di materiale genetico contaminante che si può trovare in differenti posti: strumentazione, operatore, ambiente esterno.
Una delle maggiori fonti di contaminazione consiste nell’apertura di provette contenenti materiale amplificato (contaminazione da carry over) il quale, a seguito dell’apertura del recipiente, può disperdersi nell’aria sotto forma di aerosol che potrebbe contaminare successive PCR.
Considerato che non vi è alcuna epidemia e che in toscana l’incidenza nel 2015 è stata solo dello 0,83 di che stiano parlando?
E perchè non viene specificato l’utilizzo di un test molecolare che diagnostica innumerevoli casi in più di meningite?
In altri Paesi europei con incidenze ben superiori non c’è nessun allarmismo e nessuna rincorsa folle al vaccino.
Test molecolare? Quello che serve per creare a tavolino la finta epidemia; peccato che qualcuno si sia dimenticato di far sparire le affermazioni di Kary Mullis.
“Test” PCR
Questo test genetico, chiamatoPCR (Reazione a catena della Polimerasi), viene utilizzato per “confermare” e monitorare l’intensità dell’infezione Hiv in base al presunto numero di copie di virus per millilitro di sangue (IN QUESTO CASO, viene utilizzata per trovare più casi di meningite; tutto ciò dopo la perdita di milioni di dollari susseguita alla mancanza di analisi dei cittadini che hanno perso fiducia anche nella tematica HIV /AIDS, protratta in maniera meschina da anni) .
Qualche appunto di microbiologia medica che dimostrano come funziona la PCR.
La PCR è controindicata quando il patogeno esiste davvero,figuriamoci quando non si conosce nemmeno ciò che si cerca.
Ancora qualche dubbio sulla panzana di casi che ci viene propinata?
A voi le considerazioni,noi crediamo solo ai dati di fatto.
Un test talmente specifico da trovare il batterio ovunque,questa non è prevenzione ma un piano ben organizzato,dall’inizio alla fine.
In ultimo per concludere,c’è la palese contraddizione delle autorità che da un lato lanciano allarmismi (spingendo al vaccino) e dall’altra minimizzano il problema quando gli si fa notare che stanno creando un grave danno al turismo.
Dai virologhi agli assessori arrivano parole molto dure su chi non si vaccina ; gli stessi sostengono questa epidemia inesistente (non supportata da alcun dato scientifico) arrivando a danneggiare il turismo.
Gli albergatori toscani hanno perso lavoro (la maggior parte dei turisti che ha cancellato le prenotazioni erano esteri,parliamo di germania,america,francia etc); dinnanzi alla rabbia,qualcuno dovrà spiegare e dare delucidazioni assumendosene tutta la responsabilità.
Se è vero che dobbiamo tutti vaccinarci perché siamo in emergenza, allora dovrebbero raccomandare la vaccinazione anche ai turisti e a chiunque vada in quei posti della Toscana.
Siamo solidali con il Dr.Serravalle,il quale non ha avuto spazio (come accade di solito,viviamo in dittatura,è bene ricordarlo) il 5 aprile su Radio Rai1.
Invitiamo i gentili lettori ad ascoltare esattamente la trasmissione (riportato il link di seguito) ; il minuto 37 è particolarmente interessante e divertente per il dr. Rezza il quale,sui messaggi degli albergatori arrabbiati,cerca di sdrammatizzare dopo aver creato allarmismo.
A supportare le parole basate su evidenze scientifiche e dati ufficiali del Dr Serravalle, c’era anche il Dr Tancredi Ascani,il quale è intervenuto scrivendo quanto segue senza ricevere però,alcuna risposta:
“quella della Toscana è un falso allarme alimentato dai media. Secondo l’OMS si parla di epidemia quando vi sono più di 100 casi di meningite per 100 mila abitanti in un anno. In toscana l’incidenza nel 2015 è stata solo dello 0,83. Ma di che stiamo parlando? E perchè non dite che state usando un test molecolare che diagnostica fino a 2/3 di casi in più di meningite? In altri Paesi europei con incidenze ben superiori non c’è nessun allarmismo e nessuna rincorsa folle al vaccino”.
L’intervento del Dr Tancredi Ascani è stato letto dalla conduttrice (al minuto 25.30) ma nessuno ha dato una risposta alle sue affermazioni e quesiti. Questo dimostra e conferma la poca voglia di fare chiarezza.
Purtroppo i medici onesti ne fanno le spese. I cittadini, i genitori e quindi tutti noi contribuenti,ci stiamo rendendo conto delle bugie e delle omissioni perpetrate da anni.
Noi vogliamo verità e continueremo nonostante la censura e le minacce,a divulgare tutto ciò che può essere utile al fine di comprendere.
Sarebbe il caso di guardare le evidenze e smetterla con questa farsa triste e indecorosa. Non solo i media,ma perfino le radio si prestano ad un teatrino ridicolo.
Nonostante ciò, altrove c’è chi lotta. In Francia,seguiamo il caso dei lotti ritirati. In Italia aspettiamo una svolta.
Rosenstein NE, Perkins BA, Stephens DS et al – Meningoccal disease – N Engl J Med 344, 1378-88, 2001
Christensen H, May M, Bowen L, Hickman M, Trotter C L. Meningococcal carriage by age: a systematic review and meta-analysis. Lancet Infect Dis. 2010 Dec;10(12):853-61.
Soriano-Gabarró M, Wolter J, Hogea C, Vyse A. Carri age of Neisseria meningitidis in Europe: a review of studies undertaken in the region n. Expert Rev Anti Infect Ther. 2011 Sep;9(9).
Dominique A. Caugant, Georgina Tzanakaki & Paula Kr iz. Lessons from meningococcal carriage studies. FEMS Microbiol Rev 31 (2007) 52–63
Stephens D S. Biology and pathogenesis of the evolutionarily successful, obligate human bacterium Neisseria meningitidis. Vaccine, 2009, 27 (Suppl. 2):B71–77
The immunological basis for immunization series: module 15 – meningococcal disease. Geneva, World Health Organization, 2010. (Available from http://whqlibdoc.who.int/publications/2010/9789241599849_eng.pdf).
Borrow R et al. Antibody persistence and immunological memory at age 4 years after meningococcal group C conjugate vaccination in children in the United Kingdom. Journal of Infectious Diseases, 2002, 186: 1353–1357.
Perrett K P et al. Antibody persistence after serogroup C meningococcal conjugate immunization of United Kingdom primary-school children in 1999–2000 and responseto a booster: A phase 4 clinical trial. Clinical and Vaccine Immunology, 2010,50:1601–1610.
IL RUOLO DELLE MENINGI E LA MENINGITE, con la consapevolezza delle 5 LEGGI BIOLOGICHE
Le Meningi sono involucri connettivali membranosi costituiti di tre lamine concentriche denominate, dall'esterno all'interno, dura madre (o dura meninge), aracnoide e pia madre (o pia meninge).
Per la loro derivazione embrionale possono anche essere chiamate meninge dura (dura madre) e leptomeninge la quale è composta dall'aracnoide e dalla pia madre.
Le meningi aderiscono alla scatola cranica, precisamente al tavolato interno a cui la dura è attaccata e separata soltanto da uno spazio virtuale detto spazio epidurale.
La dura madre consiste in un doppio strato di tessuto connettivo fibroso ricco di fibre elastiche. Segue lo strato intermedio, l'aracnoide, che con i suoi filamenti rimane saldo all’ultimo strato, e la pia madre, a contatto col cervello.
L'aracnoide e la pia madre sono costituite da un connettivo più lasso. L'aracnoide da fibre collagene ed elastiche rivestite internamente ed esternamente da cellule piatte, mentre la pia madre da fasci collagene ad andamento circolare. L'aracnoide non è vascolarizzata al contrario della dura madre e soprattutto della pia madre.
La dura è detta anche pachimeninge. L'aracnoide e la pia madre connesse da tralci connettivali possono essere anche considerate una entità unica detta leptomeninge.
L'aracnoide e la pia madre si formano dalle cellule neurali della cresta verso la quarta settimana di sviluppo embrionale, mentre la dura madre è formata da mesenchima di origine mesodermica.
Lo spazio tra aracnoide e pia madre si chiama subaracnoide, e in esso è contenuto il liquido cerebrospinale o liquor, prodotto dai plessi corioidei situati nei ventricoli cerebrali. È percorso da trabecole fibrose che lo fissano alla pia madre. Dopo aver svolto il suo compito viene riassorbito dalle "granulazioni (o villi) aracnoidei di Pacchioni" che si trovano nei "seni venosi" cerebrali, in particolar modo nel "seno sagittale".
Il liquor o liquido cerebro-spinale bagna, isola, drena e nutre ogni parte del sistema nervoso centrale, creando sia l’ambiente ottimale per la riproduzione delle cellule della nevroglia e il funzionamento delle cellule nervose, sia un’ulteriore protezione dai traumi esterni, assorbendo e distribuendo le forze che vengono applicate su tutta la superficie dell'encefalo.
Inoltre all'esterno della dura madre troviamo lo spazio epidurale che la separa dalla superficie ossea e che contiene adipe e plessi venosi. (descrizione anatomo-fisiologica presa da un sito web attendibile).
IL RUOLO DELLE MENINGI E LA MENINGITE ALLA LUCE DELLE 5 LEGGI BIOLOGICHE
Il ruolo fondamentale delle meningi è di protezione meccanica del nevrasse (soprattutto la dura madre). L'aracnoide e la pia madre, interponendosi tra i vasi e il materiale nervoso, costituiscono la barriera meningea o ematoencefalica; quest'ultima impedisce a sostanze tossiche, metaboliti e farmaci di penetrare dal sangue all'ambiente perineuronale, inoltre nutre il tessuto cerebrale.
La leptomeninge (aracnoide e pia madre) funziona da nutrizione ed emuntorio per le sue funzioni di controllo della produzione e del riassorbimento del liquor (che avviene a livello delle granulazioni aracnoidali, estroflessioni dello spazio subaracnoideo).
Tre compiti diversi : Protezione, nutrizione, emuntorio/scambio.
Le membrane indicativamente sono connettivi, con scopi differenti. Si dice anche, secondo lo studio delle 5 Leggi Biologiche, che la dura madre,essendo a contatto con le ossa craniche, sia di matrice ocontenga fibre Periostee (il Periostio è diretto dalla corteccia post sensoria che in attivazione biologica da nevralgie quando c’è compressione dei nervi dovuta alla fase infiammatoria della pia e dell’aracnoide). Il sentito biologico del PERIOSTIO è SEPARAZONE BRUTALE, DOLOROSA.
La pia madre, sempre secondo tali studi, di matrice Mesodermica Antica (Il Mesoderma Cerebellare diretto dal Cervelletto), rispondente ad un sentito di attacco: ALLA PROPRIA CASA, AL PROPRIO CLAN, ALLA PROPRIA PERSONA, AI PROPRI CARI.
Considerando che risultano di stampo connettivale, per il loro contenuto in fibre elastiche e collagene, possono essere definite in parte di matrice NeoMeso ossia INCAPACITA', DIFFICOLTA' NELLA (AUTO)PROTEZIONE, INADEGUATEZZA ALLA SOPRAVVIVENZA.
I tessuti meningei obbediscono a programmi antichi di sopravvivenza e difesa del territorio.
Tradotto: "STO PERDENDO O HO PERSO QUALCUNO NEL MIO NIDO, NELLA MIA FAMIGLIA, NELLA MIA CASA, IN MODO DOLOROSO. UN MIO CARO, MAMMA O PAPA' (?) E NON RIESCO PIU' A TROVARE NE NUTRIMENTO NE PROTEZIONE.
Questo a grandi linee poichè, alla luce delle 5LB, gli studi sono ancora in atto. Sarebbe interessante poter indagare nelle famiglie, ascoltando soprattutto i figli nel loro percepito biologico, relativamente ad un evento vissuto.
Riporto di seguito un commento di un medico in un social, che spiega il PERCHE’ della MENINGITE BATTERICA o VIRALE in Medicina.. già questa spiegazione inizia a far riflettere.. :
“La presenza di batteri nel liquor, pia madre e aree ventricoli (appunto zone meningee) è praticamente impossibileperchè esiste una barriera ematoencefalica insuperabile.
Piuttosto si tratta ancora di falso positivo: si fanno test indiretti dove si trova reattività proteica su sostanze che somigliano a membrane BATTERICHE O CAPSIDI VIRALI (immunoagglutinazione) che può a volte essere positivo dopo il primo agoaspirato (puntura lombare). Dobbiamo sapere che esistono delle proteine nel liquordivise tecnicamente in "blood derived proteins" e "brain derived proteins" quindi arrivano normalmente dal plasma e sono prodotte dal cervello e che possono dare falso positivo(solo interpretabile quantitativamente per probabile danno meningeo?... ma niente infezione!). Il primo prelievo quindi è “sempre negativo per crescita batterica” (esame colturale).. si fa il secondo agoaspirato di conferma, e SOLO IL SECONDO, appunto agoaspirato, può essere positivo.
Domanda: chi ce li ha messi i batteri nel liquor? Risposta: la prima puntura lombare..!
All'esame TAC in effetti ci sono aree di edemizzazione del cervello che (per le 5LB sappiamo essere zone di riparazione che possono dare epilettoide, epilessia e anche febbre alta) che prevedono un trattamento farmacologico (per esempio cortisone e antibiotico che sono fondamentalmente antiedemigeni e quindi danno una buona risposta sintomatica)... ben altra roba rispetto all'attacco di batteri e virus e a presunte infezioni meningee, che osservando i referti esibiti in ospedale non ho mai visto.
Ho visto un atteggiamento di estrema cautela dei colleghi .. è questa un'ulteriore passo fatto da medicina difensiva alla quale spesso gli stessi medici sono costretti per un protocollo costruito da amministratori non medici che seguono il mandato dei produttori di vaccini?..
questo se esistesse un Comitato Etico composto dai cittadini e non dai soliti amministratori che gestiscono la Sanità Pubblica, sarebbe sicuramente una domanda da farsi molto ma molto scientifica. Secondo quindi dei presupposti di natura biologica è quindi sempre particolarmente impossibile valutare una presenza batterica in un primo esame liquorale!
Quindi niente IV legge biologica, ma essenzialmente (e come al solito) diagnostica MEDICA precisa per non cadere nei probabilismi terrorizzanti e invalidanti”.
La medicina è ritenuta da molti una scienza (per alcuni addirittura una scienza esatta) e come tale deve innanzitutto rispettare i canoni e i principi del metodo scientifico, che negli ultimi tre secoli si è riconosciuto nel modello riduzionista. La questione si è fatta più incalzante con l’avvento dell’Evidence Based Medicine (EBM), secondo cui le conoscenze sono acquisite attraverso studi rigorosamente scientifici (clinical trials) e le decisioni dei professionisti della salute devono essere coerenti con tali conoscenze. Il resto non conta, è solo frutto della credulità, se non addirittura oggetto di scherno e derisione.
Sul fatto che gli interventi medici dovrebbero tener conto delle migliori conoscenze scientifiche, sono teoricamente tutti d’accordo, ma a dire il vero, nella quotidianità le cose non stanno proprio così. Per esempio, secondo il Clinical Evidence Handbook (il testo che sintetizza le migliori conoscenze scientifiche) solo l’11% di oltre tremila prestazioni cliniche di uso corrente si fondano su chiare prove di efficacia (1). Dunque, con buona pace degli “evidentologi”, gran parte di ciò che costituisce l’odierna medicina non si basa affatto su prove scientifiche, né pare lo potrà essere per molto tempo ancora. Oltretutto, Joannidis ci rammenta che “la maggior parte dei risultati delle ricerche scientifiche è falsa” (2), mentre i sensazionali annunci di cure miracolose sono spesso smentiti da studi successivi, o semplicemente le evidenze si modifichino nel corso del tempo, minando le nostre certezze.
È necessario, quindi rassegnarsi al fatto che nonostante gli straordinari progressi raggiunti in alcuni campi della medicina, di fatto molto di ciò che determina la salute o la malattia rimane ignoto, dobbiamo cioè saper convivere con l’incertezza e l’ignoranza.
Ciò riguarda sia le patologie che minacciano la vita (tumori, malattie vascolari, malattie mentali e neurologiche, malattie rare) sia i piccoli disturbi e i vaghi malesseri di cui la nostra esistenza è intrisa e per i quali ciascuno di noi trova piccoli espedienti, trucchi e rimedi antichi o moderni, non certo evidence-based, ma che molte volte, almeno per il diretto interessato, funzionano. Per capire la dimensione del fenomeno basti ricordare che il 90% delle persone riferisce che nell’ultima settimana ha sofferto di sintomi verso i quali la medicina è piuttosto impotente, quali, ad esempio: mal di schiena, affaticamento, mal di testa, congestione nasale, disturbi del sonno, dolori articolari o muscolari, irritabilità, ansietà, perdita di memoria e via discorrendo (3).
Il problema è che la gente dal medico ci va con l’idea di trovare una soluzione a tutte le sue malattie e a tutti i suoi malesseri. In altre parole, il paziente vuole individuare una causa del suo star male, dare un nome ai sintomi e ricevere una cura. Ma soprattutto, la gente chiede di essere ascoltata e di non sentirsi dire che il suo disturbo è un’invenzione, non è contemplato dalla medicina, è solo una questione psicologica e che non vi sono rimedi. In genere il paziente è portato a credere che tali risposte siano da attribuire all’ignoranza di quel medico e che da qualche parte ci deve essere qualcuno che conosce il suo problema e che le saprà suggerire una soluzione, non importa se scientifica o meno. Non per nulla oltre la metà della popolazione, benché convinta che la medicina sia una scienza esatta, non è soddisfatta delle cure che riceve e dopo aver peregrinato nei tortuosi meandri della scienza ufficiale, approda alle medicine alternative. I loro cultori, infatti, (più o meno in buona fede) hanno imparato a gestire anche ciò che non conoscono: e ciò non è un male.
Il medico moderno e scrupoloso, invece, coerentemente con quanto gli è stato insegnato per tutto il corso degli studi, è costretto ad agire in modo scientifico e si trova, quindi, completamente disorientato e impotente di fronte alla valanga di problemi che non può gestire attraverso i canoni della scienza e per i quali cerca precarie soluzioni, ricorrendo alla tecnologia (l’unico strumento che ha imparato ad usare): esami sempre più approfonditi, non scevri di effetti negativi e rinvii a specialisti di ogni genere.
Molti di questi problemi, infatti, appartengono alla sfera della non-conoscenza, un’area di grande impatto sulla quotidianità, ma tuttora inesplorata e completamente ignorata dalla medicina ufficiale e dai percorsi di formazione dei professionisti della salute.
Oltretutto, questo rigido atteggiamento scientifico, apparentemente ineccepibile, impedisce di ricorrere all’effetto placebo, un potente strumento di cura, in grado di risvegliare le straordinarie capacità di difesa e di guarigione presenti in ciascuno di noi (vis sanatrix naturae). Purtroppo, anche questo effetto, pur ben dimostrabile e oggetto di ricerca, risulta ancora poco conosciuto e come tutto ciò che non si conosce e non si può spiegare, ha assunto un valore negativo. Il medico-scienziato si guarda bene, quindi, dall’utilizzarlo, lasciando sguarnito l’intero campo d’azione che è stato prontamente occupato dalle medicine “altre”.
Sciamani, maghi e stregoni hanno da sempre basato le loro cure proprio sulla capacità di prendersi carico dei problemi e di agire sulla persona e sulle sue capacità di reazione. Anche in un recente passato il medico, pur avvalendosi quasi esclusivamente della relazione e della parola era in grado di far fronte a molti problemi e godeva, più di oggi, di autorevolezza, rispetto e prestigio. Contesto, empatia, aspettativa di un beneficio possono modificare favorevolmente il decorso di una malattia, indipendentemente da ciò che costituisce la prescrizione, perché sono fattori che agiscono sulle forze interne dell’individuo (4).
I cultori delle medicine “altre”, fondano i loro successi proprio su questi effetti, di cui poco sappiamo. Per loro non c’è un’area della non-conoscenza, a tutto possono dare un nome, hanno sempre una risposta sicura, una parola di speranza e una cura per ogni problema, piccolo o grande che sia. Al paziente non importa in cosa consiste la cura e se sia registrata nei testi evidence-based; basta che funzioni. La stessa acqua con un nome diverso magari scritto in latino, guardare l’iride, recitare una preghiera, attenersi a qualche rituale, ... Certo non è scientifico ma funziona. Sono gli stessi pazienti che ve lo confermano e oltretutto non producono effetti collaterali e dannosi. Che vogliamo di più?
Perché la medicina scientifica, quando non dispone di risposte sicure e scientificamente efficaci, è costretta a rinunciare a tutto questo. C’è un modo serio e pragmatico per ottenere i medesimi risultati? C’è un modo per sottrarre la sfera della non-conoscenza ai mercanti e ai venditori di elisir?
In primo luogo dobbiamo sapere che ciò che si reincarna, vita dopo vita, è l’Anima. L’Anima dell’uomo è una Entità o Coscienza Permanente che vive nel piano mentale superiore, in una forma o corpo di materia sottile chiamato “corpo causale”.
Possiamo immaginarcela come un angelo della tradizione: una forma senza caratteri sessuali, circondato da un ovoide di materia risplendente, luminosa e delicatachiamato “augoide”, che forma l’abitacolo permanente dell’Anima. Per “Lei” non ci sono nascita, infanzia, vecchiaia e morte; è immortale e continua a crescere con il passare dei secoli, nel potere di amare, pensare ed operare. Vive esclusivamente per esercitarsi in qualche aspetto della vita, e per acquisire le esperienze necessarie per arrivare a basare la propria felicità suprema, sul cooperare alla realizzazione del Progetto di Dio sulla terra.
Reincarnarsi vuol dire rivestirsi di un nuovo corpo fisico, di un nuovo corpo astrale e di un nuovo corpo mentale. Ora cercheremo di enumerare passo per passo, quali sono le differenti fasi di questo processo:
1º– L’Anima, dopo avere riposato ed assimilato tutte le esperienze della sua anteriore incarnazione, decide volontariamente, di tornare ad incarnarsi, con lo scopo di continuare il proprio lavoro di perfezionamento.
2º– Emette allora la Sua Propria Nota particolare nella sostanza dei tre mondi inferiori, i quali rispondono alla chiamata di quella poderosa vibrazione.
3º– L’anima a questo punto rivitalizza i cosiddetti “Atomi Permanenti”, che formano una sorta di triangolo di forze nel corpo causale. Questi Atomi Permanenti, a loro volta attraggono le materie necessarie per la costituzione dei diversi corpi nei mondi inferiori. Questo è possibile grazie alla memoria che possiedono, con la quale riescono a riprodurre i tre corpi che l’Anima dovrà abitare: il fisico-eterico, l’astrale e il mentale inferiore, in modo da rispecchiare fedelmente l’evoluzione che essi avevano raggiunto, durante l’ultima incarnazione.
L’essere ti dà due mandati: il karma, e il dharma.
Il karma è ciò che non hai ancora finito di risolvere, ciò che non si è concluso, i ‘compiti’.
Il dharma sono i tuoi talenti, i doni che porterai a te stesso e al mondo, il tuo percorso evolutivo.
La cosa meno sensata che tu possa fare è ignorare uno dei due mandati.
Se ignori il ‘karma’penserai di essere onnipotente e di poter fare tutto quello che desideri, eppure, ben presto ti accorgerai che non è così, che la vita ha sempre i suoi ritmi e ti presenterà situazioni e persone che non puoi evitare per quanto tu possa visualizzare o pensare positivo. Il dharma è la somma dei tuoi talenti, delle tue aspirazioni.
Il dharma è la tua grandezza. E’ ciò che sei venuto a sviluppare.Se lo ignori crescerà in te un senso di incompletezza, di vuoto, di mancanza di senso e questo sarà percepito da chi ti sta intorno.
Se ti dedichi solo alla spiritualità mancando di sviluppare i tuoi talenti e in generale il resto della tua vita, è facile che tu divenga molto presto infelice e vuoto.
La via del mondo e quella dello spirito dovrebbero sempre essere percorse di pari passo, ed entrambe andrebbero onorate affinchè una linea di vita cresca in modo uniforme, sano e sereno verso livelli di energia e di intensità sempre maggiori.
Da 10 anni a questa parte, il termine bambini indaco sta ad indicare i bambini che rappresentano uno stadio superiore dell’evoluzione umana nel contesto dell’era New Age. I partidari di tale ipotesi sostengono che questa parte superiore dell’evoluzione sia la protagonista di un progresso spirituale, etico e mentale. Una sorta di razza la cui missione è sfidare il sistema prestabilito.
«Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli indaco hanno iniziato a nascere, aumentando numericamente durante gli anni ’70 ed ’80», spiega la psicologa Esther Morales Leon. A questo punto, molti di questi giovani hanno raggiunto l’età adulta. Tali adulti, ora, non sanno se appartengono o meno a questo gruppo; pertanto, hanno dei problemi a comprendersi e a gestire le loroemozioni.
La dottoressa Morales Leon chiarisce che il compito delle“persone indaco”è quello di accettarsi, apprezzarsi e scoprire quale sia la loro missione nella vita, mettendo in moto tutti i talenti che hanno dalla nascita e il loro alto livello di consapevolezza. «Tutti questi elementi favoriscono l’evoluzione planetaria», sostiene la psicologa. Oggi condivideremo con voi le caratteristiche principali degli “adulti indaco”.
“L’anima è ciò per cui viviamo, sentiamo e pensiamo”.
(Aristotele)
Gli adulti indaco si sentono diversi dagli altri
La personalità degli “indaco” è basata sull’alta sensibilità, sull’intelligenza e sulla creatività. Questi individui, dunque, adorano creare oggetti ed esperienze, sprigionando una forte empatia con l’ambiente che li circonda. Ciononostante, si sentono diversi dagli altri e fanno fatica ad adattarsi al modello di vita sociale imposto.
Risulta loro difficile capire i gesti altrui realizzati con riluttanza o con poco sforzo e non riescono a gestire l’ira e la rabbia che ne conseguono. Preferiscono lavorare da soli ed essere leader; sanno anche cooperare in gruppo, ma, anche in questo contesto, prediligono l’individualità.
Percepiscono più facilmente le bugie e la falsità
È chiaro che nessuno ama le bugie, per quanto piccole siano. Non ci fa piacere che altri stabiliscano ciò che dobbiamo e non dobbiamo sapere. Le persone “indaco”, avendo un senso della giustizia molto sviluppato, non amano le menzogne e le falsità quando devono relazionarsi con chi sta loro attorno e con loro stesse. Percepiscono sensazioni che altri non rilevano, pertanto sono più intuitive, comprendono facilmente situazioni a loro estranee e ci mettono pochissimo a realizzare che qualcosa non torna.
Wendy Chapman, scrittrice statunitense di diversi libri legati a questo tema, ci dà qualche altro spunto grazie ai risultati delle sue ricerche: «Le persone indaco sono intelligenti, anche se non è detto che abbiano ricevuto i voti più alti. Hanno sempre bisogno di sapere il “perché” delle cose, soprattutto quando si chiede loro di fare qualcosa. Quando andavano a scuola, s’infastidivano e persino odiavano la maggior parte dei lavori ripetitivi che erano obbligati a fare.»
Sono persone spirituali quando si tratta di migliorare il mondo e la loro interiorità
Sin dalla tenera età, le persone “indaco” possiedono una grande consapevolezza di se stesse, riuscendo così ad essere intuitive e a percepire molte più cose rispetto agli altri. Hanno una saggezza interiore innata e sviluppano il pensiero astratto fin dall’infanzia. Hanno anche una forte capacità di realizzare tutto ciò che sognano e che si propongono. Di conseguenza, hanno bisogno di essere attive per poter svolgere azioni che le aiutino a migliorare il mondo e a cambiarlo, anche se possono trovare degli ostacoli nella fase di identificazione del loro percorso.
La ricerca consapevole della felicità interiore intesa come priorità quotidiana è un segno distintivo delle persone altamente sensibili, capaci di comprendere la vita, come nel caso degli “indaco”.Capire il mondo attraverso la spiritualità, le sensazioni che ci regalano le persone che amiamo e i consigli di auto-aiuto sono elementi fondamentali nel quotidiano.
Vivono esperienze psichiche
C’è chi sostiene che i bambini “indaco” godano di abilità paranormali, come la telepatia, la capacità di leggere nel pensiero, l’empatia o un’accesa creatività. Il nome “indaco” deriva dalla credenza che questi possiedano un’aura della medesima tonalità.
Quando parliamo di esperienze psichiche, facciamo riferimento alle premonizioni, alle esperienze extra-sensoriali e al “sentire le voci”. Sono in molti a credere che certe persone abbiano la capacità di entrare in connessione con altre dimensioni, di percepire l’energia attorno a sé, di creare visualizzazioni mentali, di sognare situazioni future e di avere amici immaginari.
Sono persone altamente sensibili
Le persone “indaco” hanno una personalità emotivaestremamente sensibile, esprimono i loro sentimenti alla prima occasione oppure fanno l’esatto opposto, ovvero non mostrano neanche l’ombra di un’emozione. Sessualmente sono molto espressivi oppure rifiutano la sessualitàper noia o per voglia di raggiungere una connessione spirituale più elevata. Ricercano il significato della loro esistenza, la loro missione vitale e la comprensione del mondo.
Ovviamente, non ci sentiamo tutti i giorni allo stesso modo e, per fortuna, possiamo contare su vari meccanismi che ci consentono di esprimere quello che viviamo. Il problema sta nella magnitudine dell’oscillazione del nostro stato emotivo. A causa dell’alta sensibilità sviluppata sia con le proprie emozioni sia con quelle altrui, le persone “indaco” possono fluttuare dalla tristezza alla disperazione più assoluta.
“Il corpo umano non è altro che apparenza ed esso nasconde la nostra realtà, la realtà dell’anima.”
ll nostro corpo cerca sempre di guarirsi da solo, e ogni minuto fa un lavoro di auto ripristino, senza alcun nostro intervento. L'unica cosa che noi dovremmo fare è smettere di ostacolarlo.
La salute non è un certo risultato delle analisi del sangue o della misurazione della pressione, questi sono soltanto degli indici creati dalla medicina moderna.
La salute è il modo di vivere. Il cambiamento del modo di vivere non è solo "consumare meno sale", "allenare il cuore per 30 min al giorno" o "bere 2 litri d'acqua"; La salute è una vita di qualità.
E' la possibilità di dormire bene la notte, di non sentire il dolore camminando, di mangiare con l'appetito, di avere una buona memoria e la capacità di realizzare i propri obiettivi.
La salute è il tempo passato con la famiglia, è una passeggiata nel bosco. E' la capacità di gioire, di non avere paura del futuro, di resistere allo stress,
La salute è il rispetto verso il proprio corpo e la sensazione di felicità perché l'organismo funziona come un orologio.
La salute è l'energia, l'ottimismo, il gusto della vita.
La medicina moderna non si occupa di nessuna di queste cose. Di più, non si pone davanti l'obiettivo di risolvere questi problemi. Alla medicina non interessa la qualità della vita...
Tossiemia e malattia – La naturale richiesta del corpo di disintossicarsi
Come guarire dall’artrite–
Nonostante l’artrite sia la più grande causa di prolungata disabilità nei paesi occidentali, ufficialmente non esiste una cura. Cosa questa, purtroppo per noi, non strana nell’ambito medico!
Quando infatti viene diagnosticata l’artrite, l’effetto è quello di conferire una sentenza di sofferenza a vita, con poca o nessuna speranza di guarigione.
Questo ahinoi è il messaggio, divenuto oramai credenza, che la medicina allopatica non si stanca mai di ripetere. Fortuna vuole che spesso la realtà non è come ce la raccontano…
Reumatismi, artrite, gotta, ecc. sono tutti termini indicanti, più o meno, le medesime condizioni: infiammazioni e dolori alle articolazioni.
Qual è la causa dell’artrite? Cosa genera le infiammazioni alle articolazioni?
Dal punto di vista igienistico, la causa dei reumatismi e dell’artrite riguarda tutto quello che indebolisce i poteri digestivi: fermentazioni e putrefazioni intestinali alterano l’alcalinità del sangue e preparano il terreno allo sviluppo di tali problematiche.
Questo è il motivo per cui l’alimentazione, anche in questo caso, gioca un ruolo centrale.
Tanto per fare solo un esempio, un eccesso di amido combinato con lo zucchero (dolci, biscotti, ecc.) è una delle cause primarie dell’artrite.
In un reumatismo articolare cronico c’è, come regola, una rigidità più o meno accentuata e l’intorpidimento delle articolazioni. Questa situazione di solito peggiora dopo aver mangiato, aggravandosi maggiormente con alcuni alimenti specifici (per esempio glutine, caseina e solanacee) e al mattino dopo il riposo notturno.
L’eliminazione di tutte le abitudini di vita che producono indebolimento e assorbimento di veleni nel tratto gastro-intestinale (tossine metaboliche, acidi, metalli pesanti, ecc.) possono far evitare gli attacchi di reumatismi/gotta/artrite, nonostante si abbia la predisposizione ad essi.
Questa informazione è assai preziosa, perché da una parte infonde speranza e dall’altra fa intravedere un possibile percorso terapeutico.
– Tossiemia
La Scienza Igienistica ha le idee molto chiare: una persona non potrà mai manifestare reumatismi, artrite, artrosi, cancro o qualsiasi altra cosiddetta malattia, se non ha rovinato prima la sua salute con delle cattive abitudini, producendo in sé la condizione chiamata Tossiemia.
Nessuno svilupperà mai una malattia senza prima avere un’indigestione cronica, e questa dovrà persistere abbastanza a lungo da pervertire la nutrizione e alterare lo sviluppo cellulare creando depositi di tossine, in questo caso articolari.
Si può affermare, senza paura di essere smentiti, che la causa primaria di tutte le malattie è la tossiemia!
Ma quanto appena detto non è del tutto completo, perché in realtà a monte della tossiemia vi è il continuo indebolimento nervoso derivante da abitudini mentali, emozionali, spirituali e fisiche errate.
Come disse John H. Tilden, uno dei più grandi medici igienisti del secolo scorso:
“Qualsiasi influenza che abbassa l’energia nervosa diventa un fattore produttivo di malattia”.
Cosa fa l’indebolimento? Impedisce la secrezione e l’escrezione richiesta da un avvelenamento generale o sistematico del corpo. L’espulsione delle tossine è così impedita a causa della ritenzione dei rifiuti metabolici che tenderanno ad accumularsi nei fluidi, nei tessuti e nelle articolazioni.
Giorno dopo giorno ci auto-intossichiamo e auto-avveleniamo.
Continua il dottor Tilden:
“Qualsiasi cosiddetta malattia è una crisi di tossiemia, il che sta a significare che le tossine sono accumulate nel sangue oltre il punto di tolleranza, e che la crisi (la malattia: raffreddore, mal di testa, febbre, artrite, ecc.) è una eliminazione vicariante”.
Sulla stessa linea il grande medico Isaac Jenning:
“La malattia pertanto è lo sforzo enorme della Natura per liberarsi dalle tossine. La malattia NON può essere aiutata da nessun farmaco, ma i rimedi si basano sulla Vis Medicatrix Naturae (forza di autoguarigione), mettendo il paziente nella migliore condizione possibile di riposo, aria pura e dieta adeguata”.
A questo punto è doveroso ammettere che i medici dell’Ottocento avevano sulla malattia le idee molto più chiare dei medici laureati del terzo millennio, secondo i quali la malattia è dovuta a un agente esterno che penetra nel corpo vigliaccamente (virus, microbo, ecc.) oppure deriva da un fattore interno (gene difettoso o predisposizione genetica).
Secondo la visione igienistica, invece, nella malattia acuta la perfezione della Natura si sforza di pulire il corpo dalle tossine e pertanto qualsiasi trattamento (medicine, farmaci, paura, continuo lavoro, stress, ecc.) ostruisce ed impedisce questo tentativo di eliminazione, bloccando la guarigione stessa.
L’evoluzione della malattia è la seguente:
Stress ambientale/abitudini quotidiane
Tensione fisica, mentale ed emotiva
Indebolimento
Eliminazione inefficiente
Ritenzione delle tossine e degli scarti
Tossiemia
Crisi acuta di eliminazione (malattia).
Se è vero che la causa di tutte le malattie acute è la Tossiemia, è anche vero che a monte della Tossiemia c’è l’indebolimento!
Una volta che, a causa di uno stile di vita errato (poco riposo, eccessivo lavoro, stress, traumi, digestioni prolungate, putrefazioni e fermentazioni, ecc.) l’organismo perde energia nervosa, si auto-avvelena costantementepoiché non ha più la forza per espellere i veleni tramite i principali organi emuntori (pelle, reni, intestini e polmoni).
Se non si espellono le tossine, queste si accumulano in organi, tessuti, articolazioni, liquidi, ecc. e quando si supererà il punto di tolleranza scatterà la malattia acuta. La tolleranza è individuale, varia da persona a persona, e dipende da molti fattori: periodo prenatale, predisposizioni, familiarità, temperamento, ecc.
– Guarire dall’artrite
Dopo quanto detto è possibile o no guarire dall’artrite?
Se comprendiamo che la causa primaria della malattia è la tossiemia, e nel caso dell’artrite si prospetta come il deposito di veleni, acidi e minerali in eccesso direttamente nelle articolazioni, sappiamo anche cosa fare.
L’obiettivo è quindi ridurre le tossine depositate nelle articolazioni, negli organi, nel sangue, nella linfa, nei liquidi extracellulari.
Guarire dall’artrite nei suoi stadi iniziali è un gioco da ragazzi, mentre il ritorno alla salute negli stadi più avanzati è più lento e ci vuole più tempo, anche se comunque è possibile.
Per recuperare le funzioni articolari servirebbe un periodo di riposo fisiologico, mentale e spirituale, detto digiuno. Un digiuno permette all’organismo di disfarsi di tutto il carico tossico accumulato.
Durante un digiuno attenuato a base di succhi freschi di verdura e frutta l’organismo si purifica, durante un digiuno idrico a base di sola acqua l’organismo guarisce più velocemente.
In Natura non esiste nulla equiparabile per potenza di guarigione al digiuno, e non è un caso che gli animali, quelli non ancora umanizzati, quando stanno male non mangiano: bevono e riposano, nell’attesa che la sapienza magistrale del corpo metta in atto il processo di guarigione.
Esattamente il contrario di quello che fa l’uomo. Quando l’uomo sta male, invece di fermarsi e riposare, evitando il cibo per qualche giorno, s’imbottisce di farmaci, antibiotici e vaccini ingurgitando brodini di carne, stracchini e purè di patate: tutti cibi indigeribili che bloccano il processo di guarigione.
Dopo un digiuno di partenza, bisognerebbe mettere in atto un modo di vivere corretto e sano, atto a prevenire lo sviluppo dell’esaurimento e della tossiemia; esercizi mirati per le articolazioni dopo che sono state liberate dalle infiammazioni e bagni di sole man mano che si procede nel percorso.
L’idrotermofangoterapia è importantissima: acqua fredda e tiepida alternata (maniluvi o pediluvi) e impacchi di argilla o terra hanno lo scopo di eliminare le infiammazioni articolari, estraendo le tossine dai pori della pelle. I cataplasmi di terra andrebbero fatti anche nell’addome per tutta la notte!
Una dieta appropriata di frutta e verdura, con quantità moderate di proteine vegetali e carboidrati rigorosamente integrali, eliminando qualsiasi combinazione incompatibile, è essenziale per la guarigione e il mantenimento della salute.
Gli alimenti dovrebbero essere mangiati crudi, proprio per apportare tutti i micro-nutrienti basilari (vitamine, minerali colloidali, enzimi, antiossidanti, ecc.) e per meglio alcalinizzare e de-acidificare tutti i tessuti. Abbiamo detto prima che lo stato normale di una persona con l’artrite è l’acidosi, e uno stato di acidità è il terreno perfetto per qualsiasi malattia, artrite e cancro inclusi.
Il dottor Herbert Shelton consigliava di mangiare per lo meno l’80% di cibo che nelle reazioni metaboliche è alcalino, cioè cibo crudo, e un 20% di cibo vegetale pacificante, cioè cotto.
Oltre a ciò, è importante l’eliminazione totale dalla propria dieta di tutti gli zuccheri e i cereali raffinati: avvelenano, intossicano e iper-acidificano l’organismo, bruciando energia vitale.
Tutte le persone con artrite non sopportano bene lo zucchero, a causa di una debolezza metabolica.
Fondamentale è abituarsi a mangiare secondo le corrette combinazioni alimentari, quindi evitando per esempio amidi con zuccheri (dolci) e mangiando nelle corrette sequenze alimentari, cioè partendo sempre con il cibo crudo e terminando con quello cotto.
La masticazione gioca un ruolo centrale in tutte le malattie, perché la prima importantissima digestione avviene nel laboratorio alchemico del corpo: la bocca. Questo è tanto più veritiero e importante quanto più mastichiamo i carboidrati (cereali, patate, ecc.) infatti la Natura non a caso ha messo l’enzima per la digestione degli amidi (amilasi detta ptialina) nella saliva della bocca!
Altro importante suggerimento è quello di bere lontano dai pasti: mezz’ora prima e almeno 3 ore dopo, il tutto per non indebolire e prolungare i processi digestivi diluendo i succhi gastrici.
La cura del limone è basilare per fluidificare, sgrassare e disinfettare sia il sangue che le articolazioni nutrite da esso.
Per concludere, la regola principale nell’artrite e in tutte le malattie è la seguente: quando la qualità del cibo introdotto nel corpo è di qualità migliore rispetto ai tessuti che compongono il corpo stesso, allora l’organismo comincerà a scartare il basso grado di materiali in modo da costruirne dei nuovi e più sani.
Questo è il modo di lavorare della Natura.
– Aspetto spirituale
Siamo esseri spirituali complessi, cioè costituti da un corpo fisco, un’anima e uno spirito.
L’alimentazione si essenzialmente della parte materiale ma non è l’unica strada.
Secondo una visione più sottile, la persona che soffre di artrite ha tendenzialmente una natura determinata ed ostinata. Spesso ha anche una mente e dei pensieri inflessibili, rigidi, esattamente come la rigidità che manifestano le giunture.
Questa rigidità è anche spesso combinata con una facile irritabilità (che può essere indotta da dolori e fastidi articolari) che sfocia nell’esaurimento delle energie vitali, oltre ad essere una condizione pro infiammatoria.
Pertanto, se si vuole sfruttare l’occasione per autoeducarsi e crescere dal punto di vista evolutivo e spirituale, potrebbe essere utile andare a lavorare anche nella comprensione di questa eventuale rigidità mentale e/o comportamentale…
“Alcuni anni fa c’era virtualmente una sola causa di malattia: il modo di vivere insano della gente. Ora ci sono due cause, e la peggiore consiste nei moderni sforzi medico-scientifici di prevenzione e cura”– dottor Ulric Williams
Marcello Pamio
Per maggiori informazioni: “Artrite: soluzione naturale”, dottor Herbert Shelton, ed. Manca. “La Tossiemia: causa primaria di malattia”, dottor J.H. Tilden, ed. Manca -Tratto da “Effervescienza”, inserto nr. 77 della rivista Biolcalenda di luglio-agosto 2015
Carpeoro: siate consapevoli, e aprirete una falla nel sistema
Qual è lo schema della manipolazione? E’ anch’esso uno schema rituale. Io ho sempre pensato che il potere, quello che Saba Sardi chiama “dominio”, agisca sulle persone in cinque fasi, che sono quasi un rito. Queste cinque fasi sono sempre le stesse, e si chiamano: astrazione, estrazione, ostruzione, istruzione, distruzione.
Sono azioni, per questo hanno tutte la stessa desinenza. Perché astrazione? Perché bisogna creare il vuoto. E quindi, il primo schema della manipolazione è quello di togliere l’individuo da una realtà che può capire, può farlo pensare, può renderlo autonomo nei confronti del pensiero. Quindi la prima cosa che devo fare è: fargli il vuoto intorno, e possibilmente anche il vuoto dentro. E questo lo faccio astraendolo dalla realtà, cioè facendo delle operazioni di astrazione.
Fatto questo, poi c’è l’estrazione: dopo che l’ho messo in un mondo finto, di plastica, devo comunque estrarlo da un contesto dove lui possa tornare; devo creargli una finta casa: dopo che gli tolto la casa vera, devo costruirgliene attorno una finta, fatta di fondali cinematografici, di effetti speciali. E questa è l’estrazione.
Questa casa, che gli ho costruito attorno, piena di cose posticce, poi devo rendergliela unica e invalicabile: e quindi devo fare un’operazione di ostruzione, cioè devo rendere impossibile tornare indietro.
Poi devo trasformare questa persona, adattarla al meccanismo-ingranaggio generale che ho creato, e questa operazione si chiama istruzione.
E poi, dopo, c’è la fase finale, che si chiama distruzione, e si può considerare a livello individuale ma anche non individuale. Un grande iniziato, che si chiamava Isaac Newton, fece 5 pagine di previsioni, tra l’altro ripubblicate recentemente dalla fondazione a lui dedicata, che ha pubblicato tutto i suoi atti inediti in un sito Internet. Newton era anche un matematico, scopritore del cosiddetto calcolo infinitesimale. Facendo conteggi, Isaac Newton ha collocato la possibilità della fine del mondo nel 2060: quanto è lontano il 2060? Una stima del ministero americano dell’ambiente, basata sull’elevazione dell’area priva di ossigeno degli oceani – si chiama “area della morte”, è la fase più profonda e completamente priva di ossigeno, di luce, di possibilità di vita – rivela che questa fascia, nell’ultimo secolo, si è elevata del 400%. Provate a pensare a cosa succede se muoiono completamente gli oceani. E, se questo work in progress va avanti così, questa stima degli americani porta all’incirca al 2060. Il che vuol dire che Newton con la matematica ci sapeva fare.
Tutte le operazioni dei millenni di vita dell’uomo che conosciamo sono dominati dal pensiero magico. Della nostra avventura conosciuta, rispetto ai 22 milioni di anni di storia scientifica della vita e dell’universo, quanti anni conosciamo, analiticamente? Cinquemila? Settemila? Diecimila? Nella storia generale dell’universo, i diecimila anni di cammino dell’uomo che conosciamo cosa sono? Un pulviscolo. Noi, siccome abbiamo l’epos, li dilatiamo, pensiamo che chissà che storia sia. Ma non è mica tutta questa grande storia. Né sarebbe un esempio di vita lunga di una civiltà, se morisse dopo diecimila anni (credo che la dominazione dei dinosauri sulla Terra sua mille volte tanto, centomila volte tanto). Queste migliaia di anni che conosciamo, della nostra vita, sono anni di implemento delle conseguenze del pensiero magico. Gradualmente, abbiamo trasferito tutte le nostre risorse, tutto il nostro cammino evolutivo e tutta la nostra creatività dalla possibilità di un pensiero simbolico alla scelta del pensiero magico. Se una persona è malata di cancro, tra un medico e una cartomante preferisce il medico. Ma se non è ancora malata di cancro, sceglie la cartomante. Il nostro problema è che, quando eravamo sani, abbiamo scelto la magia. Adesso che malati lo siamo, chissà, forse… Però è molto difficile.
Gesù Cristo nel Vangelo dice che bisogna scegliere la via stretta, ma noi non scegliamo sempre la via stretta. E’ talmente difficile imparare a considerare le nostre possibilità di espansione individuale come collegate alle nostre capacità, alla nostra vita, alle opportunità reali che abbiamo, che gli ultimi anni che stiamo vivendo sono il record dei superenalotti, delle lotterie. Non siamo più abituati a mettere in concatenazione la nostra felicità – il nostro lavoro, la nostra creatività – al merito. Se uno pensa ad arricchirsi, questo è il prodotto di un pensiero magico: perché, prima di pensare a come arricchirsi, dovrebbe valutare perché arricchirsi. Non siamo più abituati a collegare nemmeno l’arricchimento al merito, ad un valore, a una differenza: basta andare dal tabaccaio. Noi oggi abbiamo queste altre ritualità. Abbiamo distaccato, trasformato il sacro.
Noi oggi siamo schiavi di idoli diversi. Sempre di idolatria si tratta, ma abbiamo sostituito il sacro come ricerca con il sacro come autoasserzione. Abbiamo cioè trasformato il sacro in qualcosa che si definisce da sé, non in qualcosa che definiamo noi. E questa operazione di idolatria è abilmente descritta nella Bibbia quando gli ebrei si ritrovano ad adorare il Vitello d’Oro, mentre Mosè gli porta giù dalla montagna delle leggi. La differenza è tra adorare il Vitello d’Oro e proseguire in un percorso per cui il tuo capo spirituale ti porta giù delle leggi. Sapete, le leggi non sono una cosa qualunque: sono lì per regolare la nostra vita. Certo, non sempre ci sono delle buone leggi: è per questo che Mosè se le fa dare da Dio. Non voglio entrare nella polemica su Jahvè-Dio sollevata da Biglino, col quale peraltro sono in buonissimi rapporti. Qui interpreto Dio come simbolo: una entità suprema che dà la legge, sottolinea quanto sia importante, una legge. E quando Mosè scende con le leggi, quelli sono già passati al Vitello d’Oro. Questo non descrive forse il pensiero magico e il pensiero simbolico? Non me la sono inventata io, questa scelta tra il Magus e il Magister: nell’antichità, la troviate enne volte. Si è trasferita in tutto. Si è trasferita nella nostra vita sociale.
Noi oggi continuiamo a inseguire un politico che ci risolva dei problemi, che ci attribuisca dei diritti. Ma io non voglio un politico che mi risolva i problemi.
Voglio un politico che metta me in condizione di risolverli. Non è pensiero magico? Qui c’è una politica che vi ha tolto i vostri diritti, cioè la possibilità di risolvere da voi i vostri problemi. E qualunque tipo di politico viene e dice: non ti preoccupare, te li risolvo io. Nessuno ti dice: non ti preoccupare, perché creeremo condizioni perché te li risolva tu. E’ lì che poi falliscono le democrazie. Perché uno non mi può spacciare una democrazia sostitutiva per una democrazia rappresentativa. Sono due cose diverse.
Qui, le nostre vite sono state delegate per procura notarile, irevocabile. Ma io non voglio delegare la mia vita, io voglio avere da te il diritto di farmela da solo, la mia vita. E questo diritto tu non me lo dai. E sembra quasi che sia giusto, scontato, che tu non me lo dia. Nessuno si chiede: ma perché nessun politico mi dice come sarò in condizione, io, di fare le cose? Sulla base di una nostra Licio Gellipigrizia, di una nostra graduale astrazione dalla vita concreta e dalle regole democratiche, ci danno ormai per scontato che i problemi ce li deve risolvere qualcun altro. In pari con un’altra cosa: che la colpa è sempre di qualcun altro.
E’ in parallelo: da un lato ti dicono che i problemi te li risolvono loro, dall’altro ti spiegano che, comunque, la colpa è sempre di tizio – Gelli, Sindona, Craxi, Totò Riina, è sempre colpa degli altri.
Dobbiamo entrare nella logica che il cambiamento è nostro: siamo noi che dobbiamo diventare dei soggetti rivoluzionari. Il che non significa che non saremo più propensi a sacralizzare, ritualizzare e simboleggiare delle cose; significa che, quando lo facciamo, lo dobbiamo fare consapevolmente.
Il margine è tutto lì, tra consapevolezza e inconsapevolezza. In quante ore della nostra giornata facciamo cose di cui siamo pienamente consapevoli? Numeriamo le azioni di una nostra giornata, e verifichiamo alla fine che conto ne esce. Secondo me si farebbero delle belle scoperte, ma questa non è una funzione che Facebook ha previsto; quindi non ve ne accorgerete mai, perché un diario non lo tenete più. Immaginate che su Facebook ci sia una funzione “verifica consapevolezza” – ma Facebook quella funzione non la metterà mai, perché fa parte dell’altro meccanismo, dell’altro versante.
E se scopriste che il 90% della vostra vita è fatto di atti inconsapevoli? La consapevolezza comporta automaticamente una falla nel sistema di potere. Questo è un potere che vive sull’inconsapevolezza. E’ questa è l’unica vera rivoluzione, l’unica chiave rivoluzionaria della nostra vita.
(Gianfranco Carpeoro, estratto della conferenza “Riti, rituali e quotidianità, il vero e il falso”, tenuta a Curtarolo, Padova, il 17 maggio 2016, ripresa su YouTube. Esperto di simbologia, Carpeoro ha da poco pubblicato il romanzo “Il volo del Pellicano“ )